Vince la Aubry. La Francia si risveglia socialista, verde e repubblicana

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Vince la Aubry. La Francia si risveglia socialista, verde e repubblicana

21 Marzo 2010

Chissà se avrà sorriso l’ex Primo ministro Raffarin all’arrivo dei risultati delle regionali 2010. Sei anni fa, quando soggiornava a Palais Matignon e alle elezioni regionali subiva l’"onda rosa" (venti regioni su ventidue al Partito socialista), il suo ministro degli Interni, un certo Nicolas Sarkozy, non esitò a criticarlo nemmeno troppo velatamente. Quel ministro degli interni ne ha fatta di carriera, ma oggi dall’Eliseo deve assistere ad un quasi "Grande Slam" socialista. Il Ps ha infatti conquistato ventuno regioni su ventidue della Francia metropolitana. Solo l’estremo bastione alsaziano dell’est gollista ha impedito il "cappotto", che anche da un punto di vista simbolico sarebbe stato ulteriormente devastante per il partito del Presidente.

Si trattava di elezioni complicatissime per la maggioranza presidenziale, sia per i modesti livelli di gradimento del governo, sia per quelli pessimi del presidente, sia infine per la buona tradizione socialista nelle elezioni locali. Da aggiungere inoltre la tendenza ad utilizzare il voto locale come voto sanzione per le forze politiche alla guida del Paese. Ebbene dopo l’ottimo risultato del primo turno, la sinistra socialista, verde ed estrema ottiene oltre il 50% su scala nazionale, mentre l’Ump si ferma al 37% e il Fronte nazionale sfiora il 10%. Al di là delle cifre si possono individuare i vincitori e i vinti di questo che resta l’ultimo appuntamento elettorale prima delle presidenziali del 2012.

Primo ed indiscusso vincitore il Ps di Martine Aubry. A meno di un anno e mezzo da una contestatissima elezione alla segreteria di rue Solferino, la figlia di Jacques Delors, nota alle cronache politiche per aver inventato l’infausta legge delle 35 ore, consolida con questa vittoria la sua leadership interna e fa un passo avanti importante in vista delle primarie per la candidatura presidenziale. Il "Grande Slam" sarebbe stato certamente il massimo, ma confermare 20 presidenti uscenti e strappare alla destra la Corsica (anche se grazie alla frammentazione delle liste di destra e nazionaliste) è certamente uno score di tutto rispetto. Accanto ad Aubry vittoriosa è Segolène Royal. Superando il 60% dei voti nella sua regione del Poitou-Charente, l’ex candidata del 2007 torna prepotentemente alla ribalta, ricordando ai colleghi di partito che le primarie interne per la candidatura all’Eliseo sono ben lungi dall’essere scontate.

Secondo vincitore il Fronte nazionale, ma meglio sarebbe dire la famiglia Le Pen, papà Jean-Marie e figlia Marine (ottimo 21% al secondo turno in Nord-Pas-de-Calais. Il Fn non vince in valore assoluto (nel 2004 si era presentato al secondo turno in 17 regioni, quest’anno solo in 12 e anche in termini di voti la perdita è perlomeno del 3%), ma stravince rispetto alle presidenziali del 2007, quando la campagna sulla sicurezza e l’immigrazione di Sarkozy (in particolare nelle zone industriali del Nord-Est) aveva praticamente fatto scomparire il Fronte nazionale.

Dal lato degli sconfitti bisogna senza dubbio annoverare l’Ump e naturalmente Sarkozy che, anche se ha prudentemente scelto di rinunciare ad un impegno diretto, è responsabile del clima di sfiducia e ribellione che si respira a destra e che si è in particolare concentrato nell’astensione. Al primo turno si era arrivati al 53%, a questo secondo ci si è fermati al 49%, resta un dato comunque molto preoccupante, sintomo di un malessere diffuso nei confronti della politica. Accanto a Sarkozy ad essere profondamente segnato dal voto di domenica è anche lo stesso governo Fillon, per il grande attivismo del Primo ministro in campagna elettorale, ma soprattutto perché tre ministri e cinque segretari di Stato erano capolista in otto regioni e sono stati sconfitti piuttosto nettamente. Simboliche le sconfitte del Ministro dell’Insegnamento Valérie Pecresse in Ile-de-France e di quello del Lavoro Xavier Darcos in Aquitaine. L’altro grande sconfitto è senza dubbio il Modem di Bayrou, presente solo ad un secondo turno, in Aquitaine, e fermo comunque in questa regione al 14%.

Che indicazioni trarre nell’immediato post voto? Sul fronte dei vincitori sono due i punti di maggiore interesse. Il successo socialista si è accompagnato ad una strategia di alleanze con Europe Ecologie e Front de gauche (Pcf più il Parti de gauche dell’ex socialista Mélenchon). Se si eccettuano i casi di Limousin e Bretagne gli accordi hanno impedito pericolosi triangolari. L’alleanza potrà essere riproposta alle presidenziali del 2012. Siamo di fronte ad una nuova formula di alleanza della sinistra francese? Dopo l’union de gauche di Mitterrand, la gauche plurielle di Jospin, è ora giunto il momento della gauche diverse (sociale, ecologista e repubblicana) di Aubry? Come ha ricordato saggiamente il leader di Europe Ecologie Daniel Cohn-Bendit: "Bene la vittoria, ora cominciano i problemi. Bisogna lavorare ad un programma". Secondo dato da non trascurare, da oggi probabilmente si riaprirà la cosiddetta "guerre des ego" all’interno del Ps per la candidatura alle presidenziali, con molti pretendenti da Aubry a Royal, senza dimenticare Dominique Strauss-Kahn e i giovani rampanti Pierre Moscovici e Manuel Valls, o i redivivi Hollande e Delanoe.

A destra si cercherà di minimizzare la sconfitta, magari sottolineando il risultato dell’Alsazia e quello inatteso del territorio d’oltremare della Reunion (passato dall’estrema sinistra all’Ump). Probabilmente Sarkozy effettuerà un rimpasto modesto e tecnico al governo Fillon. A pagare potrebbe essere qualche ministro di ouverture sempre meno tollerato negli ambienti Ump (probabilmente Fadela Amara, alcuni parlano addirittura di Bernard Kouchner). Ma nel medio periodo a destra ci si dovrà interrogare sul ritorno prepotente del Fronte nazionale e sulla strategia di sarkozista di presidenzializzaione dell’Ump, che ha come corollario lo sforzo per occupare completamente lo spazio politico del centro-destra, fagocitando ogni possibile alleato minore. Nei prossimi mesi si giocheranno le possibilità di Sarkozy non tanto per una sua rielezione nel 2012, quanto per una sua ricandidatura.