Visco brucia sulle Fiamme Gialle

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Visco brucia sulle Fiamme Gialle

23 Maggio 2007

“Abbiamo una banca?”. Comincia così lo scandalo Unipol (e il conseguente psicodramma dei Ds) con quella conversazione tra Giovanni Consorte – allora amministratore delegato del gruppo e vicino alla Quercia – e Piero Fassino.

Era la lunga estate calda del 2005, quella dei furbetti del quartierino e delle scalate bancarie e al gruppo Rcs. E ora, a due anni di distanza, la questione cade nuovamente come un macigno sul centrosinistra, precisamente sul viceministro dell’Economia Vincenzo Visco, accusato da Il Giornale, nella persona del giornalista Gianluigi Nuzzi, di aver ordinato, nel luglio del 2006, il trasferimento dei vertici della Guardia di Finanza della Lombardia, impegnati in indagini di primo piano come Telecom, Antonveneta e Unipol, appunto. Nella ricostruzione de Il Giornale, il comandante Speciale dice chiaramente  che fu il viceministro Vincenzo Visco a chiedere che i quattro ufficiali fossero immediatamente rimossi dai loro incarichi: “Se non avessi ottemperato a queste direttive, erano chiare le conseguenze cui sarei andato incontro”, si legge. Si tratta del comandante regionale della Lombardia, generale Forchetti, del comandante del Nucleo provinciale regionale della Lombardia, Colonnello Lorusso, del comandante del nucleo provinciale della Polizia tributaria di Milano, colonnello Pomponi, del colonnello del gruppo dei servizi di Polizia Giudiziaria, Tomei.

Il fuoco dei “giornali amici” (del centrosinistra)  ovviamente è partito e Nuzzi è finito nel mezzo della bufera come raramente accade a un giornalista che firma un servizio. Secondo La Repubblica, non è vero che i militari finiti sotto tiro siano implicati da vicino nelle indagini relative al tentativo di Unipol di “mangiarsi” la Bnl. E Nuzzi, sempre secondo il giornale di Ezio Mauro, avrebbe montato il caso avvalendosi della sua amicizia con il generale Emilio Spaziante in un momento particolare:  l’archiviazione dell’intero affare e la nomina di un nuovo comandante della GdF. Ma il giornalista è lapidario: “O va a casa il comandante generale o il vice ministro. Tutto il resto sono tentativi di distrarre l’opinione pubblica dai fatti.  Io ho solo fatto il mio mestiere, mi “accusano” di conoscere Spaziante? E allora? E’ un reato? Se per questo conosco anche Speciale”.

Il Giornale, reo di aver quindi pubblicato il verbale dell’interrogatorio sulle presunte ingerenze del viceministro (è tutto falso, ha dichiarato ieri Visco), è stato accusato di fare propaganda dallo stesso Premier che ha liquidato così la questione: “storia vecchia, è stato già risposto con estrema chiarezza in Parlamento nel luglio scorso e quindi è propaganda”. E le dimissioni del numero due del Tesoro? “Da non prendere neppure in considerazione”. Mentre Fassino parla di “vergognoso attacco mediatico”. La risposta alle interrogazioni firmate una da Ciccioli e La Russa (An) e l’altra da Elio Vito (Fi) a cui si riferiva ieri Romano Prodi, in quella occasione fu la seguente: “Visco, titolare della delega relativa alle politiche fiscali della Guardia di Finanza, assumendo l’incarico, ha svolto, come prassi, una serie di consultazioni con tutti i responsabili dei settori di sua competenza, dalle agenzie fiscali ai vari settori dell’amministrazione e alla stessa Guardia di Finanza. Da tali colloqui è emersa l’opportunità di provvedere ad avvicendamenti che sono abituali in questi casi”. E poi: “Tutti gli ufficiali del rango di generali e colonnelli interessati al nuovo incarico, lungi dall’essere penalizzati dalle scelte compiute, sono destinati ad incarichi di pari o superiore livello nella stessa Milano o in altre regioni o presso il Comando generale della GdF”.

Sempre in quell’occasione, in Consiglio dei Ministri il Presidente del Consiglio puntò il dito contro l’Ansa, colpevole, secondo lui, di aver diffuso una notizia titolata “Unipol, azzerati i vertici della Guardia di Finanza della Lombardia”. Apriti cielo. Secondo Prodi la notizia, oltre ad essere stata diffusa in un orario inconsueto  (alle 22,19 del 16 luglio) veniva anche messa arbitrariamente in relazione con un’altra vicenda: quella relativa alla compagnia assicurativa che fa riferimento al mondo cooperativo che attraverso un tentativo di scalata alla Bnl cercò appunto di farsi una nuova banca.

Insomma, per il presidente del Consiglio non si trattava di rimozioni punitive ma di promozioni. Peccato che l’inchiesta de Il Giornale getti un’ombra sulla buona condotta del Governo, con le dichiarazioni del comandante Speciale secondo cui fu proprio il viceministro Vincenzo Visco a chiedere che i quattro ufficiali fossero immediatamente rimossi dai loro incarichi. Intanto, la Procura avrebbe già interrogato  alcuni testimoni. E nelle prossime settimane il procuratore capo Intelisano (nelle cui mani si trova ora il fascicolo) dovrebbe valutare se procedere o no all’iscrizione di qualche ufficiale nel registro degli indagati.