Vivere oltre i fischi e i fiaschi di politica e dintorni

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Vivere oltre i fischi e i fiaschi di politica e dintorni

25 Novembre 2007

“Sempre sconfitto e mai sottomesso”: così, prendendo in prestito un’espressione di Tolkien, si definisce Roberto Corsi nell’ Introduzione del suo ultimo libro, Anoressia della memoria. Oltre i fischi e i fiaschi di politica e dintorni: vivere (Aleph Edizioni, pagg. 288, euro 15). E non v’è dubbio che si tratti di una definizione particolarmente calzante. Corsi è un uomo al quale la vita ha riservato prove assai difficili, e lui le ha accettate e superate con la serenità e la forza che soltanto una bontà innata e una fede matura permettono di possedere. Lo riconosce, con spirito partecipe, anche Gaetano Quagliariello, che ha scritto l’intensa Prefazione del volume, nella quale viene opportunamente ricordata la levità tipica del Corsi uomo e scrittore, una levità che non è un frutto della rassegnazione, ma il risultato di un’intelligente e accorata passione per la vita e per gli uomini, dei quali, pascalianamente, vengono considerate grandezza e miseria.

Questa è la terza opera che, nel breve volgere di tre anni, Corsi manda in libreria: e sembra che egli voglia quasi scusarsi per questa prolificità, sembra che voglia scusarsi di non riuscire a tacere di fronte alla “follia” dei tempi. Forse ha ragione il suo amato Ambrose Bierce, che definisce la solitudine la “situazione di chi ha il difetto di dire la verità e di essere dotato di buon senso”. In questo senso, Roberto Corsi è uno che ama gridare nel deserto, soprattutto in quel deserto arido e insidioso che è diventato il mondo politico. I suoi Messaggi – così egli definisce i sessantacinque interventi che costituiscono la prima parte del libro – sono delle vere e proprie provocazioni, sassi lanciati nello stagno spesso maleodorante della politica. E dire che Roberto Corsi la politica ce l’ha nel sangue! Ma non sembri retorica affermare che la politica a cui egli pensa è quella con la P maiuscola. Intendiamoci: a lui non difetta il realismo, non manca la capacità dell’analisi spietata. Ma non ditegli che essere realisti significa scendere a patti con la coscienza, pensare soltanto alla carriera e ai soldi, accettare qualunque compromesso e praticare disinvoltamente il trasformismo.

Roberto Corsi sa bene che essere realisti significa saper tenere in equilibrio il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà. Il lettore se ne accorgerà: sorretto da un’arguzia toscana di notevole qualità, l’autore dice pane al pane e vino al vino, ma non cade mai nella disperazione, non ricorre mai alla cattiveria gratuita. Anzi, alla fine egli riserva sempre una parola buona per tutti e tutti guarda con un sorriso, perché, giustamente, vivere bisogna, ben oltre i fischi e i fiaschi della politica.

Corsi è un giornalista coi fiocchi e, afferma Quagliariello, “ne consiglierei l’assunzione a ogni direttore alla ricerca di una rubrica in grado di penetrare la politica con occhi non consueti e formule non scontate”: difficile dire quali siano i suoi pezzi migliori. Il felicissimo ritratto di Ivo Butini, autentico big della Democrazia Cristiana fiorentina, oppure quello di Eugenia Roccella, “femminista sui generis”? Le riflessioni dedicate alla presenza dei cattolici in politica, o le scudisciate riservate a quelli che ancora indossano una casacca colorata di una qualsiasi sfumatura di rosso? Tutti coloro che hanno a cuore le sorti della memoria che sta rischiando la propria sopravvivenza a causa di una terribile forma di anoressia ribelle a ogni cura, dovrebbero leggere il libro di Roberto Corsi, nutrimento salutare per il cuore e per la mente.