W MarKionne (con la kappa)!
26 Agosto 2010
di Milton
Siamo ormai un Paese senza speranza. Vi racconto una storiella. Qualche tempo fa, nello stabilimento di Melfi della Fiat, fu indetto uno sciopero per solidarietà con i luddisti Fiom di Pomigliano. Allo sciopero aderirono circa 50 (cinquanta) operai su 1750 (millesettecentocinquanta), più o meno il 2.5% (duevirgolacinque) della forza lavoro, probabilmente i delegati sindacali e poco più. La fabbrica era quindi, in teoria, in grado di continuare tranquillamente a produrre.
Fatto sta che tre operai (due dei quali appunto, delegati sindacali) bloccano, volontariamente o per imperizia, un carrello robottizzato che porta materiali ad altri operai, ai quali pur non avendo la minima intenzione di incrociare le braccia, è impedito di fare il loro lavoro. La fabbrica intera si blocca.
La Fiat licenzia i tre operai colpevoli, secondo l’azienda, di aver sabotato il lavoro di 1700 colleghi. I lavoratori fanno ricorso e il giudice del lavoro con una rapidità da “processo breve” (due settimane!) pur non avendo, come scritto nella sentenza, la possibilità di appurare o meno il sabotaggio, non avendo peraltro neanche fatto un sopralluogo, giudica antisindacale il comportamento di Fiat, e ordina il reintegro di tre operai.
La Fiat ovviamente non può far altro che restituire lo status giuridico ai tre operai, ma pretende che rimangano a disposizione fino a quando non si deciderà dove riassegnarli, rispettando quindi la prassi e la logica. Infatti delle due l’una, o i tre hanno sabotato è quindi è giusto che vengano licenziati, o non sanno fare il loro lavoro e quindi vanno riasssegnati a nuove mansioni, in attesa anche del giudizio d’appello sulla causa di licenziamento.
Sembrerebbe la cosa più ovvia e più logica appunto da fare. E invece no, apriti cielo!
Nel Paese nel quale da quando fu approvato lo statuto dei lavoratori i giudizi di primo grado favorevoli all’azienda si contano sulle dita di una mano, si è levato un coro ridicolo e prurigginoso, che con toni sempre più aggressivi consiglia, chiede, pretende che l’azienda rimandi i tre operai a lavorare nello stesso reparto e con le stesse mansioni di prima, per ridare ai tre, dicono, la loro dignità e perché così dice la legge.
Ovviamente la legge non impone questo all’azienda, che è libera di assegnare i lavoratori ad altro incarico, con il solo obbligo di non dequalificarli e per quanto riguarda la dignità, è bene che qualcuno pensi anche alla dignità di coloro che quel giorno volevano lavorare e non hanno potuto farlo.
Lo si spieghi anche al Presidente Napolitano che evidentemente imbevuto di una Costituzione vecchia e logora di cattocomunismo, non ha ben chiaro il concetto di libertà d’impresa e di diritto al lavoro e soprattutto, in un’impresa non c’è mai stato. E’ giusto che un’esigua minoranza tenga sotto scatto un’intero impianto?
Lo si spieghi pure alla CEI, che definisce non etico il comportamento della Fiat, lesivo del diritto della persona. Ma mi chiedo, è invece etico sabotare il ciclo produttivo, è etico impedire ai colleghi di lavorare? E ai loro diritti chi ci pensa?
Lo si spieghi, infine, al Ministro Matteoli, che si è affrettato a chiedere alla Fiat il reintegro dei lavoratori nel loro vecchio posto di lavoro. Caro Ministro, non è questo il governo che doveva fare la rivoluzione liberale? Dopo quindici anni forse è il caso di iniziarla. O vogliamo che sia un italo-canadese con il maglioncino a farla?
W MarKionne (con la kappa)!