Westinghouse scopre le carte ma al “nuke” italiano servono regole e arbitri

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Westinghouse scopre le carte ma al “nuke” italiano servono regole e arbitri

Chi costruirà il nucleare in Italia? La domanda sembrerebbe quasi scontata. Enel ed EDF attraverso la joint venture "Sviluppo Nucleare" sono chiaramente in pole position. Anzi secondo alcuni critici del modo in cui l’Italia sta ritornando al nucleare sono gli unici operatori qualificati e con i necessari appoggi, supporti, contatti ed esperienze. La critica non è indirizzata tanto alle compagnie stesse, ma ad un presunto futuro monopolio in Italia sull’energia nucleare da parte di un consorzio unico. Non solo dal punto di vista dell’operatore (Sviluppo Nucleare), ma anche dal punto di vista della tecnologia (Reattore EPR di Areva). Se poi si aggiungono le preoccupazioni sulla sicurezza nazionale, sui rapporti internazionali e il commercio, si può facilmente vedere come alcuni critici abbiano gridato alla ‘svendita’ o ‘take-over’ della Francia sul nucleare Italiano.

Per fortuna le cose non sono così semplici. La nippo-americana Westinghouse, con la sua tecnologia AP-1000, non si vuole lasciar escludere così facilmente da un mercato potenzialmente appetente come l’Italia. C’è da ricordarsi infatti che il potenziale programma nucleare italiano è secondo in Europa soltanto a quello inglese – in Italia 12-13GW di potenza contro 12-15GW nel programma inglese o circa €40miliardi di investimento in Italia contro i €50 miliardi in Gran Bretagna (in Europa si parla nei prossimi venti anni di €200 miliardi, quindi l’Italia sta cercando 20% del totale). Westinghouse ha organizzato eventi, ha tenuto discussioni, fatto opera di lobby negli ultimi mesi dimostrando interesse e impegno nel portare avanti il progetto in Italia a dispetto delle rilentezze della classe politica nel condurre a compimento il processo legislativo (proprio questa settimana il Ministro dell’ Ambiente Prestigiacomo visiterà la sede americana di Westinghouse).

Nonostante tutto ciò la seconda tecnologia in materia di reattori nucleari aveva bisogno di una seconda cordata o consorzio, altrimenti nessuno sforzo sarebbe stato sufficiente a rimetterla in gioco. Di questa seconda cordata se ne è parlato molto, ma solo recentemente è finalmente emersa concretamente con l’accordo paritetico (50% e 50%) fra GDF ed Eon (formalizzato solo a inizio giugno). Tale consorzio non ha ancora ufficialmente scelto una tecnologia ma il duo francotedesco è già ampiamente collaudato in mezza Europa con partecipazioni in una trentina di impianti e gestioni più o meno dirette. La tecnologia Westinghouse potrebbe quindi essere la favorita – il reattore da 1.100 MW di Westinghouse – Toshiba contro i 1.600 dell’EPR di Areva necessitano di meno acqua e hanno un minore impatto ambientale potendo localizzarsi anche lungo un fiume e con minori problemi di rete.

Ci sarà spazio per una terza cordata? O per altri operatori italiani? Un terzo consorzio è molto improbabile, ma alcuni operatori italiani potrebbero entrare a far parte del secondo. Eon e GDF  hanno ben rimarcato anche ufficialmente che si cerca la collaborazione con utility locali così come con società energivore. Un modello che i tedeschi hanno già applicato altrove e meditano di continuare a privilegiare. Della partita sicuramente potrebbero essere A2A e altre “municipalizzate” anche se la società lombarda ha il problema dell’ingente esborso finanziario (avendo un capitale piu’ limitato delle utility multinazionali europee) e dell’irresolto problema del riassetto Edison. Improbabile anche se non escluso che si riprovi a convincere Eni – visti i dinieghi del passato e l’onere di un impegno di tali proporzioni nell’ultimo anno di mandato di Paolo Scaroni.

Entrambi i consorzi intanto si stanno portando avanti. Attraverso risorse interne, consulenti esterni e un supporto da parte delle competenze di Sogin, da tempo si stanno valutando le possibili localizzazioni – in attesa delle emanande “linee guide” nazionali. Come già menzionato molte volte in queste pagine, la strategia nucleare e i progressi del processo legislativo ed istituzionale sono fondamentali. Le compagnie e gli operatori sono pronti, stanno mettendo e preparando tutti i pezzi nella scacchiera, c’è già una visione di come la partita potrebbe finire (vedi prossimo articolo su possibile scenario nucleare in Italia) ma si aspettano le regole finali del gioco e la definizione degli arbitri.