Yanukovich liquida la “Rivoluzione arancione” e riabbraccia Mosca

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Yanukovich liquida la “Rivoluzione arancione” e riabbraccia Mosca

05 Marzo 2010

Neanche ad una settimana dal suo insediamento come presidente dell’Ucraina, Viktor Yanukovich la definitivamente liquidato l’ultima forza superstite della rivoluzione arancione. Con 243 voti favorevoli su 450, il parlamento ha sfiduciato il governo del premier Yulia Tymoshenko, già sconfitta, sebbene di misura, da Yanukovich nel ballottaggio per le presidenziali dello scorso 7 febbraio.

Non è un semplice effetto del nuovo corso politico dell’Ucraina. Liquidare la Tymoshenko è una manovra indispensabile per attuare una serie di riforme politiche per fissare un duraturo cambiamento di rotta. Il primo obiettivo è proprio quello di modificare le regole per la formazione di un governo, introducendo la possibilità per un deputato di aderire individualmente alla coalizione di governo, invece di sottostare alla decisione comune del suo gruppo parlamentare. In questa congiuntura Yanukovich occupa il ruolo del deus ex machina, davvero insolito per un paese abituato alla volatilità delle decisioni e all’instabilità del potere.

Il nome del premier in pectore più quotato non cambia: Mykola Azarov, un sessantenne tecnocrate ex ministro delle finanze dal 2002 al 2005 proprio quando Yanukovich era il premier. E’ l’identikit perfettamente opposto al giovane riformatore in stile Tymoshenko. Yanukovich-Azarov sembra una coppia di ferro per controllare il potere. Però il nuovo governo ha bisogno di emarginare definitivamente la Tymoshenko e al tempo stesso di includere il più ampio spettro di forze politiche – tra cui anche spezzoni individuali del movimento dell’ex presidente Viktor Yushchenko.

In pratica il progetto di fatto è un governo del presidente ma velato dall’apparente legittimazione di un consenso di unità nazionale. D’altronde proprio il 5 marzo Yanukovich è atteso a Mosca per la sua prima visita ufficiale in Russia. E’ la seconda dall’inaugurazione, dopo quella a Bruxelles per affermare la priorità dell’integrazione con l’Europa. Perciò Yanukovich ha bisogno di presentarsi al Cremlino con una situazione interna in via di rapida e solida stabilizzazione. Sarà infatti a Mosca che si deciderà il futuro geopolitico dell’Ucraina e già nel dibattito i termini chiave sono russificazione e finlandizzazione – un lessico fortemente espressivo del peso dominante di Mosca su Kyiv.

La base navale del Mar Nero e la questione del gas sono accordi che molto probabilmente Yanukovich e Medvedev sono già pronti a siglare, archiviando i conflitti del recente passato. E’ altrettanto probabile che entrambi gli accordi volgano fortemente a favore di Mosca, con significativi impatti sugli equilibri di potere tra Est europeo e Caucaso. Bisogna vedere fino a che punto la Russia intenda ri-estendere la sua influenza e fino a che punto Yanukovich rappresenti l’interesse nazionale dell’Ucraina senza essere soltanto il rappresentante degli interessi di Mosca. Finora la visita a Bruxelles si è risolta in una solenne dichiarazione d’intenti per avvicinare l’Ucraina all’Europa. A Mosca si passerà direttamente ai fatti, ma per dirigersi, realmente, in direzione opposta.