Yanukovich vuole riconciliare l’anima occidentale e quella slava dell’Ucraina

Banner Occidentale
Banner Occidentale
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Yanukovich vuole riconciliare l’anima occidentale e quella slava dell’Ucraina

10 Febbraio 2010

Con l’elezione del nuovo presidente l’Ucraina si avvia verso una stabilizzazione, con un consenso internazionale sulla regolarità del voto. Ma a Kyiv il nuovo corso filo-russo ha già emarginato il paese dagli equilibri internazionali. Al ballottaggio di domenica scorsa ha votato il 69% della popolazione, inferiore al 75% del 2004, ma comunque superiore al 62% delle ultime legislative del 2007. Si sono dimostrati infondati, o semplicemente ininfluenti sul voto, i sospetti sulla presenza a Kyiv di gruppi di ex poliziotti facenti capo al "Partito delle Regioni" di Yanukovich, pronti ad intervenire in caso di disordini, oppure i coloriti episodi di giovani elettrici che si sono presentate ai seggi a seno nudo.

La realtà ha confermato sondaggi e aspettative: Viktor Yanukovich ha sconfitto il premier Yulia Tymoshenko. Ma il colpo di scena è stata la rimonta elettorale della Tymoshenko, che senza l’alleanza con Tigipko, il terzo piazzato al primo turno, è quasi riuscita nell’obiettivo di ridurre un forte gap di partenza da oltre dieci punti percentuali a circa tre punti. Così Yanukovich ha strappato una risicata vittoria col 48,94% dei voti contro il 45,48%. Cifre troppo riduttive per assicurare al nuovo presidente la legittimazione popolare necessaria ad attuare il suo nuovo corso politico – ma anche cifre troppo alte per persuadere la sua sfidante ad accettare la sconfitta. Così la Tymoshenko ha incaricato i suoi rappresentanti di adire le vie legali per denunciare i brogli che secondo il premier sarebbero stati commessi proprio dal Partito delle Regioni. Ma lo scenario di un “terzo turno” appare oggi molto più improbabile che nel 2004. La Tymoshenko si accontenta di un’apposita commissione per ricontare il voto. Ma anche per raggiungere quest’obiettivo manca quell’afflato idealistico e quella mobilitazione popolare che animarono la rivoluzione arancione. Questa volta le speranze hanno ceduto il posto al disincanto e a scelte più pragmatiche in favore della stabilità.

L’opinione pubblica internazionale ha assunto una posizione comune: riconoscere la vittoria di Yanukovich per verificare in tempi rapidi la capacità e gli effetti della sua svolta. Anche grazie a consulenti elettorali americani, Yanukovich si è delineato un profilo pubblico molto nitido: integrazione con l’Europa, no alla Nato e intesa con la Russia, robuste politiche anti-crisi a tutela delle fasce sociali più deboli, dai pensionati agli operai, che sono anche il fulcro del suo elettorato. La Tymoshenko ha esibito un’eccessiva volatilità programmatica e ideologica che neppure la campagna elettorale ha ridotto. La Tymoshenko non poteva che giocare sul carisma del suo personaggio. Ma le sue contraddizioni erano eccessive. Ex protetta di Yushchenko, poi alleata di Yanukovich, poi nuovamente insieme a Yushchenko; prima fiera avversaria di Mosca, poi mite negoziatrice di accordi economici col Cremlino, salvo poi riaccendere la sua “russofobia” prima del voto.

In effetti la Russia non ha nascosto la soddisfazione per la vittoria del “suo” candidato. Ma negli ultimi mesi il Cremlino ha mantenuto un basso profilo, evitando nocive interferenze. Sono passati i tempi in cui, nello scorsa estate, Medvedev accusava direttamente la leadership di Kyiv di fomentare l’instabilità internazionale e l’antagonismo contro la Russia. Senza aspettare oltre, Medvedev si è già congratulato con Yanukovich. La posizione più diffusa a Mosca, persino su una testata d’opposizione come Gazeta, è la ricerca di una riunificazione dell’identità nazionale, lacerata dal conflitto tra le aree più occidentali dell’Ucraina, geograficamente e politicamente, e quelle più orientali e russofile. La Russiskaya Gazeta, organo ufficiale dello stato, annuncia già il progetto di un consorzio per affidare a Gazprom la ricostruzione dei malandati impianti di gas in Ucraina.

Anche l’Occidente guarda all’Ucraina come ad nuovo satellite della Russia. Il Wall Street Journal ragiona sugli effetti a lungo periodo e su scala militare della ritrovata intesa tra Kyiv e Mosca, mentre il Daily Telegraph inglese saluta l’uscita di scena della Tymoshenko paragonata alla principessa Leia di Guerre Stellari per la sua caratteristica pettinatura. D’altronde l’amministrazione di Obama non poteva esporsi contro Yanukovich in una fase in cui il progetto dello scudo difensivo mediorientale ha suscitato impreviste critiche a Mosca e rischia di compromettere l’imminente accordo sul disarmo nucleare Usa-Russia. Inoltre Washington ha bisogno del consenso russo anche per un stringere ulteriormente il torchio delle Nazioni Unite contro Teheran. Nella prospettiva globale degli Usa il consenso con Mosca val bene la perdita dell’Ucraina.

A questo punto il comune denominatore tra Oriente e Occidente è il disimpegno bilaterale sull’Ucraina. Finora al centro di trame e contese globali, molto presto Kyiv non sarà più un fattore di scontro tra le grandi potenze – così come lo scontro personale della Tymoshenko.