Quello che Conte e Landini non dicono sulle armi italiane all’Ucraina

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Quello che Conte e Landini non dicono sulle armi italiane all’Ucraina

Quello che Conte e Landini non dicono sulle armi italiane all’Ucraina

11 Gennaio 2023

La notizia è che la Cgil scende in campo al fianco del M5S per le Regionali nel Lazio. Questo segna un rafforzamento del fronte italiano contrario all’invio di armi italiane a Kiev. La posizione dei 5 Stelle sul tema in sostanza è questa. ‘Abbiamo fatto bene a inviare armi a Kiev all’inizio della invasione russa quando c’era uno squilibrio militare tra russi e ucraini. Squilibrio che avrebbe permesso a Putin di annettersi l’Ucraina. Ora che le posizioni sul campo si sono rovesciate si può anche evitare di mandare altre armi. E comunque il tutto deve passare da una discussione parlamentare’.

Armi a Kiev, sul tavolo l’invio dei Samp/T

Sul tavolo c’è la cessione dei sistemi di difesa area Samp/T a Kiev da parte italiana. Cessione che però non è ancora chiaro se avverrà o meno. Il ministro Tajani oggi ha detto che ”l’Italia continuerà a fare la sua parte” in Ucraina e ”siamo pronti a inviare altre armi”. L’obiettivo è arrivare a ”una pace giusta” che riconosca ”l’indipendenza” di Kiev. Insomma, l’Italia ”continua a sostenere l’Ucraina anche con altre armi, lo ha deciso il Parlamento, ora si voterà al Senato”. Il titolare della Farnesina ha precisato che ”prima di inviare altre armi sarà informato il Parlamento”.

Il titolare della Farnesina ha anche aggiunto che ”l’Italia continuerà a fare la sua parte insieme agli alleati”, a fornire armi ”per quanto possibile, e stiamo discutendo con i francesi per i sistemi di difesa aerea”, il Samp/T, appunto. Dunque il Governo Meloni resta nel fronte del “mondo libero”, come lo chiama il presidente Zelensky, “unito a sostegno del libero popolo ucraino”. Una posizione, quella del governo italiano, che è il contrario delle cose che abbiamo sentito dal nuovo partner di Conte, Landini, convinto che “la risposta” alla guerra di invasione russa in Ucraina, “non dev’essere investire in armi ma in sanità e lavoro”.

Due conti sul costo dell’impegno militare europeo verso Kiev

La questione però è quanto è costato fino adesso all’Italia il sostegno militare a Kiev. 300 milioni di euro, se parliamo solo di armi. La Francia ne ha messi 500. La Polonia 1,8 miliardi di euro. La Germania 2,3 miliardi. Gli Stati Uniti, da soli, hanno già speso 22,9 miliardi di euro. Il doppio del blocco europeo messo tutto insieme. Insomma è evidente che se non ci fossero stati gli Usa a occuparsi della sicurezza europea non solo l’Ucraina sarebbe già finita nelle mani di Putin ma l’Europa stessa sarebbe a rischio da un punto di vista militare.

Tant’è che ieri la Ue e la Nato hanno firmato una dichiarazione congiunta per sancire la loro cooperazione sulle sfide alla sicurezza, agli interessi e ai valori della comunità euroatlantica. E siccome il contributore maggiore della Nato sono gli Usa, vuol dire che la sicurezza europea dipende ancora da Washington. Altro che sovranità europea. Per fortuna che Conte se ne rende conto: “Nessuno ha mai messo in discussione, per quanto riguarda il Movimento 5 stelle, né la Nato né l’Alleanza atlantica,” ha detto intervenendo in aula prima di Natale.

L’Italia, la Ue e la Nato

Magari potrà discuterne con il suo alleato nel Lazio, Landini, convinto invece che “bisogna fermare la guerra, chiedere l’intervento dell’Onu, che sia presente al tavolo delle trattative. La strada non è l’invio delle armi, ma il ricorso alla massima diplomazia”. La verità è che prima di dire che gli italiani ‘hanno inondato di armi l’Ucraina’, come si legge oggi su certa stampa neutralista, sarebbe meglio quantificare il costo reale dell’impegno militare, italiano ed europeo, verso Kiev.