
Natalità ai minimi: giovani, aziende e welfare per invertire il trend

02 Aprile 2025
di Ilaria Rizzo
La storia è sempre quella, anche per il 2024: gli italiani sono sempre più vecchi, la speranza di vita aumenta e si fanno sempre meno figli. Secondo gli ultimi dati dell’Istat, nel 2024 sono nati 370mila bambini, diecimila in meno rispetto all’anno precedente. Se si estende lo sguardo agli ultimi vent’anni, il crollo diventa più evidente, con una contrazione di 193mila nascite rispetto ai primi anni Duemila.
Un elemento di equilibrio demografico è costituito dal saldo migratorio positivo dall’estero, senza dimenticare, tuttavia, “la forte crescita degli espatri verso altri Paesi europei”, oltre 150mila persone in più (+36%), come sottolineato dal presidente dell’INAPP, Natale Forlani, in un approfondimento apparso sulle pagine de Il sussidiario.
Le implicazioni economico-sociali dell’inverno demografico sono molteplici: la contrazione del numero di persone, soprattutto giovani, che partecipano del mercato del lavoro, le conseguenze sul sistema previdenziale e di welfare, i processi di spopolamento e desertificazione produttiva-industriale che coinvolgono le “aree fragili”, interne e periferiche, del Paese – in particolare nel Centro-Sud.
Provocatoriamente, Gian Carlo Blangiardo, già presidente dell’Istat, dalle colonne de Il Giornale spiega come, in un periodo di profonda crisi internazionale come quello che stiamo attraversando, e con un numero sempre minore di giovani, anche la possibilità di garantire un esercito numericamente adeguato si riduca drasticamente. “Viste le dinamiche demografiche in atto, se dovessimo dare impulso a un nostro esercito, che sia italiano o europeo poco importa, dove andremmo a prendere i necessari contingenti di soldati?”.
Più in generale, Blangiardo ragiona sulle “crescenti difficoltà nella gestione di una società che va invecchiando entro un contesto di risorse scarse e di reti familiari indebolite dalla rarefazione di alcune figure chiave, si pensi al caso dei fratelli”.
Insomma, il 2024 è stata un’altra “primavera demografica” mancata. Ma quali strategie vanno messe in atto per invertire, o perlomeno per mitigare, il calo delle nascite? Da più di due anni, la Fondazione Magna Carta continua a indagare le ragioni profonde, non solo socio-economiche, ma antropologiche e culturali, che spingono sempre più giovani e “giovani adulti” a rimandare o escludere la scelta di fare un figlio. Quest’anno, con il suo Osservatorio sulla demografia in collaborazione con WellMakers by BNP Paribas, Jointly e Acea, Magna Carta vuole approfondire le conseguenze demografiche e in termini di natalità dei diversi approcci giovanili al mondo del lavoro.
Comprendere le nuove generazioni è cruciale per incidere sui trend demografici. Sono i giovani a decidere se, quando e quanti figli avere, in base non solo a condizioni materiali ma anche a valori, aspettative e percezioni del futuro. Politiche demografiche efficaci devono partire quindi dal coinvolgimento del mondo giovanile, intercettandone i bisogni reali e simbolici, dal desiderio di autonomia a vecchie e nuove paure che incidono su maternità e genitorialità. Come pure, occorre analizzare le ragioni della fuga verso l’estero o dell’abbandono delle aree interne per progettare interventi che favoriscano “la restanza”, il ritorno e la partecipazione attiva alla vita sociale.
A tale proposito, è importante segnalare che “c’è una forte propensione della forza lavoro giovanile al perseguimento del benessere nel lavoro e un anelito al coinvolgimento nelle scelte aziendali, alla partecipazione, per capire meglio gli scenari futuri”, ha dichiarato la senatrice Annamaria Parente, direttrice dell’Osservatorio di Magna Carta, nel corso di un’audizione presso la 10° Commissione (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) del Senato della Repubblica*, avvenuta nella giornata di martedì.
“Da parte di molte aziende c’è una tendenza a intercettare i cambiamenti sia individuali che sociali, rafforzando soprattutto iniziative di welfare”, sottolinea Parente. L’impressione è che i giovani lavoratori non si accontentino più di un impiego sicuro, ma cerchino una dimensione occupazionale che dia senso, benessere e la possibilità di condividere la decisione di mettere al mondo un figlio con i datori di lavoro. Come dire, la storia è sempre quella. Ma serve una nuova, grande alleanza, tra stato, imprese e nuove generazioni, per provare a cambiarla.
*Magna Carta è stata udita in senato in merito al Disegno di legge A.S.1407 che reca “Disposizioni per la partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese”.