A sentire Manlio Di Stefano sull’Ucraina passa l’appetito
20 Maggio 2022
C’è un pezzo di Italia che della guerra in Ucraina proprio non ne vuole sapere, per diversi motivi. Chi dà apertamente ragione a Putin perché odia l’Occidente, chi è solo opportunista e vuole contenere l’inflazione e poi c’è la categoria più magica: i pacifisti. È uno strano filone che ha molto successo a sinistra e nel mondo pentastellato, tanto è vero che Salvini sta provando a posizionarsi in questo modo.
Il passato putinista
Come il leader della Lega, Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri in quota grillina, si è spostato dalla prima categoria alla terza. Tra il 2014 e il 2016 ha inveito contro l’Euromaidan, la rivoluzione democratica ucraina, che definiva “colpo di stato dell’Occidente”. Glissando sulla legittimità dell’occupazione della Crimea, amava ribadire che l’Ucraina era diventata uno degli “stati fantoccio degli USA”. Non a caso ripeteva anche una fake news che sta avendo molta fortuna ultimamente anche: “la Nato ha circondato la Russia”.
Il presente pacifinito, Di Stefano condanna l’Ucraina
La sua carica istituzionale in questo esecutivo l’aveva portato a un rapido riposizionamento, ma è durato poco. Fanno infatti discutere le sue parole a Tagadà, il talk show di Tiziana Panella su La7. “L’Europa deve tenere a mente che c’è, chiaramente e legittimamente un appetito ucraino a riprendersi l’integrità del suo territorio e anche a vincere la guerra: Zelensky lo ha detto più volte. Credo – ha continuato Di Stefano – che oggi, invece, l’Europa debba avere come unico e primario obiettivo fermare la guerra, poi da una grande conferenza di pace costruire le relazioni politiche per capire dove si possa arrivare”.
Così la guerra diventa un’entità vaporosa, da fermare in quanto tale. Non significa niente la frase che ha detto, caro Di Stefano, cosa sarebbero gli appetiti dell’Ucraina di riprendersi il proprio territorio invaso?
Il concetto che passa è “chissenefrega dell’Ucraina, che venga mutilata: tanto l’importante è la pace”. Parlare con inquietudini dell’intenzione degli ucraini a vincere significa essere ostili al respingimento dei russi. Significa ignorare il modo in cui i cittadini ucraini vivranno sotto un regime dittatoriale che nega la loro identità.
Porsi terzi in questo conflitto, mettendo sullo stesso piano la difesa ucraina e l’invasione russa, è inaccettabile, Draghi non dovrebbe tollerare posizioni simili da membri del suo governo.