Arrivano i nuovi fondi europei ma ancora dobbiamo spendere quelli vecchi
13 Giugno 2022
Nel giro di poche settimane la Commissione e il governo annunceranno il via libera all’accordo di partenariato sui Fondi strutturali europei destinati all’Italia per il periodo 2021-2027. Tra risorse dell’UE e cofinanziamenti si sbloccheranno 75 miliardi da spendere entro i prossimi sette anni.
Le scadenze
Le scadenze però sono tante e riguardano anche il Pnrr: il mancato rispetto del cronoprogramma potrebbe costare caro al governo. Entro questo dicembre, invece, sarà fondamentale presentare i circa cinquanta programmi operativi nazionali, regionali e settoriali. Se non dovesse accadere, la prima tranche dei 75 milioni sarebbe a rischio.
Anche la programmazione inerente al Just transition fund, stanziato per far fronte alla transizione ecologica, dovrà essere formalizzata. Si tratta in questo caso di una cifra minore, circa 1 miliardo, destinata al risanamento dell’ex-Ilva e alla riqualificazione del Sulcis Iglesiente in Sardegna.
I fondi europei 2014-2020
Allo stesso tempo, tuttavia, le autorità nazionali e regionali devono spendere entro il 2023 i fondi stanziati dalla Commissione precedente. Il sud ha già perso molte occasioni per non aver sfruttato adeguatamene i fondi strutturali. La prova? Mancano ben 32 miliardi da spendere ancora, la metà del totale. La differenza è, stavolta, che il tempo a disposizione è molto meno.
La capacità di spesa della PA
La capacità di spesa della pubblica amministrazione è uno dei tanti temi che dovrebbe essere al centro del dibattito politico. Eppure, quasi nessuno ne parla. A Bruxelles, infatti, hanno fatto i conti e sono preoccupati. Per essere in grado di utilizzare l’enorme mole di soldi che viene dall’Unione Europa (fondi strutturali, Pnrr e React Eu), la capacità di spesa della PA dovrebbe essere quantomeno triplicata. Non proprio una bazzecola.
Non è un caso che l’esecutivo stia negoziando con l’Unione Europea un programma specifico per il nostro Paese, atto ad allocare due miliardi di euro nell’assunzione del personale necessario ad attuare i programmi europei. Infatti, Ettore Incalza ha spiegato che l’incapacità di spendere almeno 80 miliardi tra quelli previsti in arrivo dall’UE può causare una mancata crescita del 2,5%.