Bonomi si schiera col Pil e frena l’allegra campagna elettorale dei partiti

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Bonomi si schiera col Pil e frena l’allegra campagna elettorale dei partiti

Bonomi si schiera col Pil e frena l’allegra campagna elettorale dei partiti

29 Luglio 2022

Per ora i partiti sono concentrati nella creazione di alleanze e liste, in pochi parlano di programmi e misure. C’è anche da dire che quando accade sembra un po’ la fiera dell’est, dove per due soldi un topolino mio padre comprò. Dall’azzeramento dell’Iva sugli alimentari agli occhi della tigre, dalle pensioni minime a mille euro anche per chi non ha versato contributi all’opposizione ai rigassificatori. Anche se siamo letteralmente solo all’inizio della campagna elettorale, l’elenco di promesse demagogiche e irrealizzabili che arriva da ogni schieramento potrebbe continuare per ore.

Così, dopo la dura presa di posizione di Enrico Carraro, leader degli industriali veneti, che definito “irresponsabili e traditori” i partiti che non hanno votato la fiducia al governo Draghi in “un momento durissimo”, oggi Carlo Bonomi consegna le sue considerazioni al Corriere della Sera. Pur specificando che Confindustria non si schiererà, il presidente tiene ad avvertire: “i partiti devono ricordare che sono le imprese a fare il Pil”.

Le proposte di Confindustria in controtendenza alla campagna elettorale

Bonomi invita la politica a non fare passi indietro sul Pnrr, non possiamo permetterci di perdere i 19 miliardi in arrivo. Ribadisce, inoltre, la necessità di un taglio strutturale del cuneo contributivo a vantaggio dei lavoratori con reddito fino a 35mila euro. Sul reddito di cittadinanza, la posizione è sfumata. Secondo Confindustria, la componente che insiste sul contrasto alla povertà funziona e va mantenuta. Ma la sfida per strappare dal divano di casa chi ha perso motivazione o è rimasto disoccupato ai gioca tutta sulle politiche attive del lavoro.

Per quanto concerne il salario minimo, l’altra battaglia campale del Movimento 5 Stelle, la nettezza è maggiore. Bonomi ricorda che ‘l’industria confindustriale’ già rispetta il livello dei salari che chiede l’UE, sono altri i settori in cui tale provvedimento inciderebbe. Infine, il leader degli imprenditori incalza su un punto debole storico dell’Italia: gli investimenti esteri. Come nel caso della Giga Factory, l’industria può essere un asset strategico. Ma nell’infuriare della campagna elettorale, ci sarà posto per qualcuno che non tuona contro le multinazionali cattive?