Cerchiamo un po’ di Tommaso Moro in ognuno di noi
13 Giugno 2013
Riflettendo sul discorso tenuto dal Santo Padre, Benedetto XVI, alla Westminster Hall il 17 settembre 2010, ho constatato la straordinaria attualità della vicenda di Tommaso Moro. La sua figura oggi rappresenterebbe di per sè un ossimoro, una contraddizione in termini: un Politico Santo. In questo momento, nel quale demagogia, populismo e sentimenti di antipolitica dominano il nostro Paese, accostare la figura di un politico alla santità è quanto di più distante possa esserci dall’opinione comune. E proprio per questo, riflettere sulla figura di Tommaso Moro è ancora più utile, in quanto è testimone della irrinunciabilità della libertà di coscienza ed insieme della responsabilità di un uomo di stato.
Ciò che mi colpisce molto di Tommaso Moro è che per lui la coscienza è irrinunciabile e viene prima della politica e del potere – che per lui non è fine a se stesso, ma mezzo per la realizzazione del bene comune. Oggi, invece, l’idea dominante è che la politica, e il potere che da essa ne deriva, bastino a se stessi e quindi lo scontro con l’altro, percepito come un nemico, diventa l’unica possibilità di sopravvivenza. Mettere invece la persona ed il bene della società al centro della nostra attività ci aiuterebbe anche a recuperare il valore dell’altro, inteso come una ricchezza ed un bene, e non come un nemico da abbattere, e forse ci farebbe recuperare un po’ di stima da parte della gente. Ma ancora di più voglio soffermarmi sulla sua preoccupazione per il giusto in un momento nel quale, di fronte alle decisioni da prendere, più che chiederci cosa è giusto, sembra prevalere la domanda di cosa sia popolare. Nell’era dei social media abbiamo, quindi, fatto una grande confusione nell’orientare le nostre scelte.
Il re Salomone, nel momento della sua incoronazione, può fare una sola domanda a Dio, e cosa chiede? Chiede "un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male". Probabilmente noi oggi chiederemmo un computer per aiutarci nelle decisioni, non per distinguere il bene dal male, ma per conoscere quanto popolari siano le nostre proposte in base ai "mi piace" ed ai tweet. La vera sfida della democrazia è proprio qui: su cosa si fondano i principi morali che sostengono il processo democratico? Sul consenso sociale? Sarebbero troppo fragili. E allora, qual è il fondamento etico per le scelte politiche? Benedetto XVI a Londra lo spiega benissimo: la tradizione cattolica sostiene, a tal proposito, che le norme obiettive che governano il retto agire siano accessibili alla ragione, a prescindere dal contenuto della rivelazione. Quindi, il ruolo della religione non è tanto fornire queste norme e ancor meno soluzioni concrete, quanto piuttosto aiutare a gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi, validi per tutti.
Il mondo della ragione e della fede hanno bisogno l’uno dell’altro per il bene della nostra civiltà. Per questo non posso che esprimere rammarico per un certo atteggiamento diffuso, puntualmente richiamato anche dal Pontefice nel suo discorso, e cioè la crescente marginalizzazione della religione, in particolare del Cristianesimo. Vi sono alcuni – dice Benedetto XVI – che sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna. Segni preoccupanti dell’incapacità di tenere nel giusto conto non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica”.
A tal proposito voglio raccontare un fatto personale. Nella mia famiglia c’è un appuntamento particolarmente atteso che precede il pranzo natalizio, ed è quello della recita delle poesie dei bambini. Mi ha lasciato perplessa il diverso tenore delle poesie che mi è capitato di ascoltare durante lo scorso Natale. Si sono trovati fianco a fianco bambini provenienti da esperienze scolastiche diverse. Quelli che frequentavano una scuola cattolica hanno recitato poesie incentrate sul significato cristiano del Natale. Le poesie degli altri bimbi, invece, si rifacevano a ben altri simboli: i doni, la festa, i colori. Il messaggio mi ha colpito profondamente. E’ giusto togliere il Natale ai bambini? Secondo me è un grave errore privarci della nostra identità e mettere in dubbio i valori fondanti della nostra società. In questo modo continueremo a subire gli effetti di questa crisi di valori ogni giorno.
Come ci ha ricordato papa Benedetto XVI, richiamando nel suo discorso l’enciclica “Caritas in Veritate”, la crisi finanziaria in Europa è in gran parte basata sulla crisi etica che incombe. Se non ripartiamo dai nostri valori, da quei principi imprescindibili su cui è nata e si fonda la nostra società – la famiglia, la carità cristiana, l’amore per il prossimo, il rispetto della vita – non riusciremo ad andare avanti. Perché essere privi di fondamento rende manipolabili e incapaci di assumere le proprie responsabilità e rischia di farci cedere all’egoismo individuale e al relativismo.
Ricercando il Tommaso Moro dentro ognuno di noi, allora, non solo saremo testimoni, ma sentiremo il desiderio di essere protagonisti, anche con la giusta leggerezza e senso dell’umorismo che aveva proprio Tommaso Moro e che aiuta sempre quando bisogna prendere decisioni importanti. Non ci dimentichiamo, infatti, che salendo sul patibolo, chiese al boia di aiutarlo, dicendo "per favore, aiutatemi a salire, poi per scendere non disturberò nessuno". L’augurio che faccio a noi è di poter sempre avere la sua stessa profondità e la sua stessa leggerezza e, come dice Benedetto XVI, di aprire il cuore, “spalancare le finestre” per vedere "la vastità del mondo, il cielo e la terra ed utilizzare tutto questo in modo giusto".
*Presentazione del volume "La carità politica", a cura di S.E. Mons.Leuzzi