“Come d’aria” vince il Premio Strega 2023
07 Luglio 2023
Qualcuno potrebbe definirla una vittoria dall’esito scontato, quella dello Strega 2023. Ad aggiudicarsi il più ambito premio letterario italiano è stata la scrittrice Ada D’Adamo, scomparsa poco dopo l’annuncio della dozzina.
Una piacevole sorpresa
Per quanto la vittoria di D’Adamo potesse essere in qualche misura prevista, è stata una sorpresa per tutti vedere il suo romanzo trionfare su quello di Postorino, dato molto spesso come vincitore. “Come d’aria” infatti era, al momento del primo ballottaggio, secondo a “Mi limitavo ad amare te” (ed. Feltrinelli) . Nel corso della serata, tuttavia, le sorti si sono ribaltate, con l’assegnazione del Premio alla scomparsa scrittrice abruzzese.
Una competizione al femminile
Interrogato sul tema, Stefano Petrocchi (direttore della Fondazione Bellonci) ha spiegato che quella di quest’anno è stata una competizione unica nella storia del Premio: mai, infatti, sono giunte in finale così tante donne, una maggioranza schiacciante di quattro su cinque finalisti. Inoltre, D’Adamo è stata la dodicesima concorrente femminile ad aggiudicarsi lo Strega in settantasette anni dall’istituzione del premio – la prima nel 1957 è stata Elsa Morante, seguita da Natalia Ginzburg, Anna Maria Ortese, Lalla Romano, Fausta Cialente, Maria Bellonci, Mariateresa Di Lascia, Dacia Maraini, Margaret Mazzantini, Melania Mazzucco e Helena Janeczek.
“Come d’aria”
La convivenza di amore e dolore, due sentimenti tanto lontani eppure sempre, per un motivo o per un altro, così inevitabilmente legati, inscindibili. Questo è il nucleo tematico di “Come d’aria”. Un romanzo d’ispirazione autobiografica che parla della dedizione di una madre nei confronti della figlia affetta da una rara patologia, la oloprosencefalia, che rende la bambina invalida al cento per cento. Un romanzo che fa riflettere sulle difficoltà del dover far fronte ai giudizi della gente e alla commiserazione, alle ingiustizie della vita, della società, della burocrazia, della sanità. Un amore incondizionato che la scrittrice conosce bene e tratteggia con cura e rabbia.
Daria, la bambina, diventa “d’aria”, impalpabile e leggera, un tentativo della madre di sollevare la propria figlia dalle brutture della vita terrena e di restituirla a una dimensione eterna ed eterea, slegata dal concetto di tempo e dunque immortale. Una fuga dalla gravità, e mai come in questa circostanza “gravità” assume un doppio significato. Nell’impossibilità di comunicare verbalmente, madre e figlia trovano un proprio codice basato sul contatto della pelle, rendendo ogni parola superflua di fronte a quella che sembra la massima espressione possibile dell’amore. Ada e Daria, di fatto, si ricavano una dimensione esclusiva nella quale non c’è spazio per terze persone. L’attenzione al corpo e alle sue declinazioni caratterizza la prosa di D’Adamo, anche in virtù del suo passato da ballerina.
Un romanzo in cui la morte aleggia, sempre. Eppure è così carico di vita e speranza, di forza, come spiega Elena Stancanelli a Geppi Cucciari durante il corso della premiazione di ieri.