Dura la vita dei broker nell’era dei dazi

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Dura la vita dei broker nell’era dei dazi

Dura la vita dei broker nell’era dei dazi

09 Aprile 2025

L’aria è tesa, i nervi pure. Wall Street ha scoperto che l’ottimismo di questi tempi è fragile come un bicchiere di cristallo in mezzo a una rissa da saloon. Tutta colpa – o merito – dell’ennesimo round nel match a colpi di dazi tra USA e Cina. Il ring? Il mercato globale. L’arbitro? Nessuno. Solo il VIX, che ha ricominciato a fare cardio come fosse il 2020.

Le giornate cominciano male: Pechino risponde con la freddezza di un banchiere svizzero ai dazi di Trump, promettendo una nuova raffica di tariffe — 50 miliardi qui, 104% là — e un sonoro “no” alla pace commerciale. Wall Street, che fino a mezz’ora prima si raccontava la favola di un possibile accordo, va in tilt. L’S&P500 scivola giù come un barattolo di vernice su di una scala traballante. Il Nasdaq rotola ancora peggio: -2,15%, con le big tech che implorano pietà.

Ma tranquilli, la Casa Bianca avverte che l’America è compatta e risponderà con forza. Che poi, nel linguaggio di mercato, suona più come: tenetevi forte, sta per arrivare un altro tweet. E puntuale come una tassa, arriva la nuova dichiarazione da Washington: Scott Bessent, il taumaturgo del Tesoro Usa, parla di buone prospettive e massima leva negoziale. I future per un momento sorridono, ma è il sorriso inquietante di chi ha capito di essere in trappola.

Nel frattempo, il premier cinese Li Qiang predica calma mentre spinge il bottone rosso sotto il tavolo. Dice che Pechino è ai minimi, intende probabilmente dei livelli di pazienza. La Cina, come sempre, non urla. Ma quando sussurra, i mercati tremano.

L’Europa osserva, incrocia le dita e balla sul filo: Milano rimbalza, Londra e Francoforte idem, convinte che il pericolo sia passato. Ma al momento non sembra esserci una reale inversione di trend. Il petrolio, fedele termometro del panico globale, annusa la parola “recessione” e si tuffa sotto i 60 dollari.

Wall Street, intanto, si prepara alla prossima asta di titoli del Tesoro, e i bond USA fanno la parte del parente affidabile: quando il caos regna sovrano, anche un foglio di carta del Tesoro può sembrare l’Arca di Noè. Morale? Nessuno ha davvero il controllo. Tutti fingono di averlo. I mercati rispondono a mezze frasi della politica, amplificate da una macchina algoritmica che ha sostituito il buonsenso.

Domani sarà uguale: nuove frasi, nuovi dazi, nuovi crolli, nuovi rimbalzi. Come un reality show scritto male, ma dal quale nessuno riesce a staccarsi. E i broker? Sempre lì, tra un espresso e una chiamata isterica di un cliente, pronti a spiegare che “è tutto sotto controllo”. Sì, certo. Ma datemi un altro caffé.