Faridaily, il sondaggio sulla guerra vista dalla Russia di cui nessuno parla

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Faridaily, il sondaggio sulla guerra vista dalla Russia di cui nessuno parla

Faridaily, il sondaggio sulla guerra vista dalla Russia di cui nessuno parla

14 Dicembre 2022

In Italia siamo sommersi dai sondaggi. Compaiono sui siti web, riceviamo telefonate. Quando si parla di politica, poi, la quantità delle rilevazioni è enorme. Ma cosa accade nei Paesi autoritari? Si disinteressano dell’opinione pubblica? La risposta è, ovviamente, no. Anche per loro è un termometro del proprio operato, posto che non si fanno problemi a reprimere chi è in disaccordo. Ci sono delle difficoltà tecniche maggiori, certo. C’è più timore di manifestare dissensi e disaccordi, per questo la credibilità di chi sottopone le interviste è fondamentale.

Anche per questo è molto interessante l’ultimo articolo pubblicato su Faridaily da Farida Rustamova e Maxim Tovkaylo, rispettivamente una giornalista di fama internazionale e uno scrittore. Sul proprio Substack, infatti, hanno rivelato uno scoop con poca eco mediatica, quantomeno finora. “Da almeno sei mesi un gruppo di funzionari, dirigenti politici ed esperti conduce sondaggi d’opinione confidenziali sugli atteggiamenti nei confronti della guerra. Abbiamo ottenuto l’accesso a questi dati precedentemente non pubblicati”, hanno spiegato.

Premessa metodologica

Il sondaggio è stato realizzato su base settimanale, con un campione di 900 telefonate. Secondo Grigory Yudin, professore alla Moscow School for the Social and Economic Sciences, il margine di errore non può essere superiore al 3,3%. L’analisi va fatta soprattutto sul trend, più che sui numeri assoluti. I risultati che ne sono emersi sono coerenti con quanto riportato, ad esempio, dal Levada Center. I russi supportano la cosiddetta “operazione speciale” scatenata da Putin lo scorso 24 febbraio.

Il sostegno del popolo russo alla scelta di attaccare l’Ucraina, ma attenzione ai distinguo

“Pensi che fosse necessario che la Russia iniziasse l’operazione militare in Ucraina?”. È questa la prima domanda della rilevazione a cui il 60% degli intervistati ha risposto “sì”. Solo al 17% i contrari, mentre si collocano al 23% coloro che optano per la risposta “difficile rispondere”. Ad ogni modo, è il trend a essere interessante. Rispetto ad aprile, infatti, i favorevoli sono decresciuti di quasi dieci punti percentuali, a beneficio degli altri due schieramenti.

Lo scontro generazionale sulla guerra esiste anche in Russia

L’età è una discriminante importante nell’analisi delle risposte. Nella fascia di età compresa tra i 18 ei 45 anni, circa il 40% degli intervistati ha affermato di ritenere giusto iniziare la guerra. “I più giovani, che costituiscono un quarto della popolazione e generalmente ottengono le loro informazioni da Internet, rappresentano la maggior parte del calo complessivo del sostegno alla guerra dall’inizio delle ostilità”, argomentano gli autori. Nella fascia di età più avanzata, gli over 45, la situazione è ben diversa. Infatti, il 76% approva la decisione di Putin di entrare in guerra.

È interessante anche sottolineare che la quota di incerti salga al 36% tra i più giovani. Yudin ha attribuito tali risposte alla mobilitazione parziale che Putin ha annunciato a settembre. “La gente ha una paura terribile. Sospettano che i sondaggi siano condotti dallo stato e che vengano osservati”, ha detto esplicitamente il professore.

Continuare l’operazione militare è un’opinione condivisa

La seconda domanda posta agli intervistati è stata se ritengono che l’operazione militare debba continuare o essere interrotta. Il 67% è d’accordo con l’insistenza del governo russo, il 18% vorrebbe cessare l’impegno militare e il 15% preferisce non rispondere. In apparente controtendenza rispetto ai dati precedenti, gli interventisti sono in crescita rispetto all’inizio delle rilevazioni. La crescita del militarismo è trasversale alle fasce d’età.

Denis Volkov, direttore del Levada Center, interpellato dagli autori, ha affermato che i sociologi avevano osservato un fenomeno simile nel 2014, quando la Russia aveva annesso la Crimea avviando il conflitto nell’Ucraina orientale. Yudin ha suggerito che la causa di tale trend sia fortemente influenzata dalla propaganda del governo. “Recentemente, hanno insistito sull’idea che non è così importante se fosse giusto o sbagliato che la Russia iniziasse la guerra. Ma ora è presumibilmente chiaro che la Russia stia combattendo contro la NATO e la Russia sarà schiacciata se non vincerà”.  Le persone, in sintesi, sono spaventate delle conseguenze della sconfitta.

L’invasione va peggio del previsto secondo i russi

Le risposte alla terza ed ultima domanda sono indicative del fatto che in Russia, nonostante tutto, c’è una discreta consapevolezza delle difficoltà incontrate al fronte. “L’operazione militare in ucraina sta andando secondo i piani o no?”. Ad aprile, il 39% esprimeva un parere positivo, il 25% uno negativo e il 35% era incerto. L’ultima rilevazione certificata, datata 17 novembre, dipinge uno scenario assai diverso. Solo il 22% ritiene che l’operazione militare stia proseguendo secondo le aspettative, mentre il 42% ha l’opinione opposta. Stabili al 35% gli incerti. Il cambiamento è orizzontale, non ci sono dissonanze tra generazioni giovani e anziane. Il quadro si è letteralmente ribaltato.

“C’è un numero crescente di persone convinte che la guerra non stia andando bene. Quando chiedi perché, la loro prima risposta è che la guerra si è trascinata troppo a lungo, ovvero significa che le cose non sono andate secondo i piani. La seconda la risposta più popolare è l’annuncio della mobilitazione, cioè pensano che l’esercito professionista stia fallendo”, ha detto Volkov.

La guerra vista dalla Russia, cosa emerge?

Come ha sostenuto Monique Camarra intervistata da L’Occidentale, i russi sono dalla parte di Putin, sono a favore dell’invasione. L’atteggiamento oppressivo del regime e la propaganda interna martellante svolgono, ad ogni modo, un ruolo difficilmente trascurabile.

“Questi sondaggi rappresentano la società russa come inerte e spaventata; un paese con la schiena spezzata. Questa non è una brutta notizia per il modello politico autoritario poiché si possono spingere i cittadini a fare qualsiasi cosa, eccetto mobilitarsi”, ha commentato Yekaterina Schulmann, scienziata politica e ricercatrice presso l’Accademia Robert Bosch di Berlino. Intano, la guerra scatenata dalla Russia continua.