Il pentito Panzeri

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Il pentito Panzeri

Il pentito Panzeri

18 Gennaio 2023

Antonio Panzeri è in carcere dal 10 dicembre scorso, accusato di associazione a delinquere, riciclaggio e corruzione nell’ambito della inchiesta Qatargate. Insieme a lui sono state arrestate anche la moglie e la figlia. Per quest’ultima è scattata anche la richiesta di estradizione in Belgio. Ieri a Milano con le stesse accuse è stata anche arrestata la commercialista di Panzeri.

Panzeri sceglie di patteggiare

Fino al 19 dicembre, e nonostante la confessione del suo ex assistente Giorgi avvenuta il 15, Panzeri ha continuato a negare le accuse. Ha detto che la sua associazione Fight Impunity forniva solo consulenze. Ora, a un mese di distanza, Panzeri ha deciso di patteggiare, collaborando con la giustizia. Una decisione presa sulla base della legge belga “Pentiti”, ispirata alla lotta alla mafia in Italia.

Panzeri avrebbe iniziato a fare le prime ammissioni sulle presunte somme di denaro versate ad altri europarlamentari già dal giorno dopo il suo arresto. Ora la firma del memorandum, comunicato ieri dalla procura, in cui il pentito si impegna a fornire informazioni. Sul “modus operandi”, gli accordi finanziari con Paesi terzi, la struttura finanziaria, i beneficiari, i vantaggi proposti, e sulla implicazione di altre persone nel caso.

Informazioni in cambio di una riduzione della pena

In cambio, Panzeri dovrebbe ottenere una condanna limitata a un anno di reclusione. 80mila euro di multa, il sequestro dei beni frutto delle presunte attività illecite compresi i 600mila euro sequestrati nella casa dell’indagato. Panzeri ha rinunciato a chiedere la scarcerazione, accettando di fornire informazioni in cambio di uno sconto di pena. Possibile quindi che nuovi nomi emergano dalla inchiesta. Panzeri resterà in carcere per almeno altri due mesi, secondo la Corte d’Appello.

Il Qatargate sta facendo emergere gravissime responsabilità delle classi dirigenti e dei gruppi di pressione che operano in Europa. Ma l’uso della carcerazione preventiva come strumento di pressione per far crollare psicologicamente i sospetti e ottenere informazioni ricorda la stagione di Mani Pulite. La magistratura belga appare ‘anche più giustizialista di quella italiana’, ha scritto Pierluigi Battista.

Giustizia e giustizialismo

‘Usa le indagini come pistola da puntare alle tempe di persone che non hanno ancora potuto difendersi in un processo’. Battista si riferisce ad alcune controverse dichiarazioni fatte dal giudice belga che segue la inchiesta sul Qatargate. Insomma, serve giustizia, certo, man non giustizialismo. Soprattutto non possono bastare gli strumenti giudiziari per risolvere il problema dell’assedio condotto dai servizi stranieri e da regimi illiberali alla debole classe politica europea.

Ieri solo 30 eurodeputati su 705 erano presenti in aula durante il dibattito sul Qatargate all’Europarlamento.