L’Autonomia differenziata e quel fumo negli occhi degli elettori

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L’Autonomia differenziata e quel fumo negli occhi degli elettori

L’Autonomia differenziata e quel fumo negli occhi degli elettori

05 Febbraio 2023

L’autonomia differenziata un “atto propagandistico” in materia di rapporti tra Stato e Regioni e “un evento che potrebbe avere rilevanti conseguenze politiche”. Non usa mezzi termini Gaetano Quagliariello, Presidente di Fondazione Magna Carta e già ministro delle riforme nel Governo Letta, prendendo posizione sul progetto di riforma Calderoli in un editoriale apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno.

Sul tema della Riforma dello Stato “è stata gettata una quantità di fumo insopportabile negli occhi degli elettori”. Ieri come oggi. Per Quagliariello i problemi attuali sono figli della riforma del Titolo V approvata dal centrosinistra nel 2001. Quella riforma che ha ‘regalato’ al nostro Paese un contenzioso istituzionale senza precedenti, aggiungiamo noi, ancora irrisolto sulle competenze tra Stato e Regioni.

L’autonomia differenziata non risolve le cose come le riforme della sinistra

“La legge voluta dal ministro Calderoli utilizza, dunque, la scia di quella infelice riforma costituzionale che a suo tempo, giustamente, il centro-destra avversò. Perché si sostiene che si tratti di un ennesimo atto propagandistico? Perché la legge approvata è una «legge quadro» della quale, però, non c’è bisogno. Il Titolo V darebbe, infatti, la possibilità di saltare il passaggio per stabilire direttamente le intese. Non a caso, a suo tempo, il governo Gentiloni avrebbe voluto percorrere proprio questa strada, senza per fortuna riuscirci,” prosegue Quagliariello.

L’ex ministro sottolinea come la sua non sia una critica di stampo centralista.” Sturzo e Salvemini che capirono per tempo come il centralismo non avrebbe giovato al Mezzogiorno e alla soluzione della sua atavica questione”. “Il fatto è che al rafforzamento delle autonomie non giova l’eccessivo indebolimento dello Stato. In un assetto efficace, esso dovrebbe esser messo nelle condizioni di svolgere il ruolo che è del direttore d’orchestra, al fine di armonizzare politiche non uniformi all’interno di un sistema unico e coerente”.

Sciogliere i nodi del progetto Calderoli

Da qui la necessità di sciogliere alcuni nodi, se si andrà avanti: prevedere una “clausola di supremazia” che consenta allo Stato di prevalere di fronte a crisi e situazioni emergenziali. Rafforzare con una sede di raccordo i rapporti tra Stato e Regioni. Rivedere l’elenco delle “23 materie «devolvibili», alla luce dei cambiamenti epocali nel frattempo intervenuti”. Dai trasporti alla energia, per Quagliariello, pensare di “attribuire competenze esclusive alle Regioni sarebbe un atto di sovversivismo anti-statale”. Infine chiarezza sui Lep, i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, spiegando dove saranno investiti i soldi, “se ci saranno e da dove proverranno”.

Quagliariello inquadra l’approvazione del progetto riformatore di Calderoli su l’autonomia differenziata in una partita politica giocata all’interno del Governo per permettere, attraverso “l’approvazione di un provvedimento ancora immaturo”, un “atto di solidarietà nei confronti di un alleato in difficoltà, esposto a un deludente risultato elettorale e alla ventilata scissione «nordista» del suo partito”. C’è quindi da aspettarsi un serio dibattito parlamentare non decisioni calate dall’alto che sarebbero “una perdita secca: innanzitutto per il premier”.