Le prospettive dei moderati nell’era dell’algoritmo

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Le prospettive dei moderati nell’era dell’algoritmo

Le prospettive dei moderati nell’era dell’algoritmo

01 Dicembre 2022

“A Cesare e a Dio”, in programma il 2 e il 3 dicembre a Bucine, in provincia di Arezzo, è l’evento organizzato da Fondazione Magna Carta per discutere sul futuro dei moderati. Gaetano Quagliariello, presidente di FMC, ha pubblicato oggi un editoriale sulla Gazzetta del Mezzogiorno per spiegare come mai i moderati fanno fatica a ritrovare una visibilità nella politica nazionale.

La globalizzazione ha cambiato la scena politica

Dopo l’implosione dell’impero sovietico “le ideologie sembravano morte” e la globalizzazione sembrava spingere nella direzione “del pragmatismo e della concretezza”. Ragiona lo storico Quagliariello. Così non è stato. Sono emerse “nuove contrapposizioni geopolitiche, a base soprattutto religiosa ed etnica,” che “hanno preso il posto di quelle di matrice ideologica”. Anche nei sistemi politici interni ai Paesi occidentali, le posizioni tendevano sempre più a polarizzarsi. Una situazione complessa, che si è aggravata con il sorgere del populismo. I partiti moderati hanno prima perso vigore, pur mantenendo un ruolo decisivo per la formazione dei governi, poi hanno perso anche quella centralità che li aveva contraddistinti.

Le contingenze che hanno messo in difficoltà i moderati

Secondo Quagliariello, “gli uomini politici moderati sono stati egemoni in un tempo in cui il giudizio del corpo elettorale era meditato e ponderato”. Questione di prospettive, quindi, e di tempo. Le politiche dei moderati hanno efficacia nel medio-lungo periodo, oggi, invece, “il giorno del giudizio si compie quotidianamente”, magari con un post sui social media. Eppure, i problemi che deve affrontare la politica odierna, come l’energia, la demografia e il clima, vanno necessariamente approcciati con uno sguardo lungo. Di fronte alla precarietà delle carriere politiche, anche dei leader, inoltre, va sottolineato il progressivo scollamento dei parlamentari dai territori. “Oggi abbondano i paracadutati”, sottolinea il presidente della Fondazione.

A tutte queste criticità bisogna sommare il ruolo della rete e dei social network. Per i politici vale lo stesso discorso dei beni di consumo. “Come un prodotto più è caratterizzato più è appetibile per il mercato, anche un politico più è radicale più è veicolabile da un modello algoritmico. La pervasività dei social media – avverte Quagliariello – sta modificando la fisiologia dei sistemi democratico-rappresentativi”.

Le prospettive e il futuro dei moderati

“Di fronte a questi cambiamenti epocali, i moderati, di centrodestra così come di centrosinistra, potranno decidere di reagire in diversi modi”, scrive Quagliariello. La prima opzione è praticare la deprecatio temporum, rassegnarsi “a rinunciare al proprio patrimonio genetico” e affidare la propria “partecipazione alla vita politica a qualche scelta più o meno trasformista”. Ma c’è una seconda via, che Quagliariello suggerisce: “aggiornare la propria cultura politica per adeguarla al tempo presente e ai suo fenomeni, anche quando appaiono penalizzanti”. Una sfida davvero epocale, il cui esito è tutt’altro che scontato.