Mahsa, Nika, Sarina. In Iran stavolta la rivoluzione è donna

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Mahsa, Nika, Sarina. In Iran stavolta la rivoluzione è donna

Mahsa, Nika, Sarina. In Iran stavolta la rivoluzione è donna

18 Novembre 2022

Una ventiduenne curda ha acceso la miccia in Iran. Due mesi fa, la polizia della morale arresta Mahsa Amini per aver indossato il velo in maniera “inappropriata”. L’hanno rinchiusa in un centro di detenzione. E’ finita in coma ed è morta tre giorni dopo l’arresto, il 16 settembre scorso. Da allora, tante “Mahsa”, coraggiose e fiere, hanno inondato le strade di Teheran e di altre città iraniane, per chiedere diritti, dignità e libertà.

La famiglia di Nika Shakarami, una giovane studentessa d’arte, sente sua famiglia per l’ultima volta il 20 settembre scorso. Nika ha telefonato a un’amica per raccontare che le forze di sicurezza del regime la stavano inseguendo per strada. Dieci giorni dopo, la famiglia è stata convocata per recuperare il suo corpo da un centro di detenzione a Teheran. La testa di Shakarami ha subito pesanti percosse, secondo quanto raccontato dai familiari alla BBC.

Funerali e rabbia

Il regime ha attribuito la morte della giovane alla caduta da un tetto. Nika è stata sepolta segretamente, per evitare si accendesse un nuovo focolaio di proteste. I funerali hanno rappresentato a lungo il luogo della mobilitazione per gli oppositori del regime. Questo perché, nell’Islam sciita, le morti vengono nuovamente commemorate quaranta giorni dopo, offrendo l’opportunità di tornare a manifestare e protestare.

Furono proprio dei funerali a innescare le proteste che, nel 1978, portarono alla Rivoluzione islamica in Iran, con la fuga dello Shah all’estero, l’anno dopo, e la nascita della Repubblica Islamica di Khomeini.

Mahsa, Nika, ma anche Hadis Najafi. Vent’anni, appassionata di TikTok e Instagram. Durante una delle proteste a cui stava partecipando, ha registrato un videomessaggio dal contenuto estremamente significativo. “Spero che tra qualche anno, quando guarderò indietro, sarò felice che tutto sia cambiato in meglio”. Poche ore dopo è stata uccisa anche lei.

Sarina Esmailzadeh, una video-blogger di sedici anni, aveva condiviso in rete un messaggio drammatico: “Penso sempre perché sono dovuta nascere in Iran?”. Secondo quanto riferito, è stata picchiata a morte durante una manifestazione a Karaj. Anche in questo caso, il governo ha attribuito il decesso alla caduta da un tetto.

Il ruolo dell’istruzione femminile in Iran

Le proteste, però, non si fermano. Nonostante la brutale e sproporzionata repressione dei fascisti islamici. I semi di questa rivoluzione che sembra sul punto di germogliare sono stati piantati tempo fa. Paradossalmente, proprio con la nascita del regime. Negli ultimi decenni, l’istruzione superiore femminile in Iran è cresciuta vertiginosamente.

Le famiglie conservatrici promuovevano con entusiasmo la partecipazione delle ragazze al sistema scolastico e universitario. L’istruzione islamica avrebbe garantito la moralità delle figlie proteggendole dall’influenza nefasta dei costumi occidentali. La “Occintossicazione”, come la chiamava Khomeini.

Questo fenomeno, in un Paese con tanti giovani e donne, ha portato nel giro di 40 anni a un aumento dell’alfabetizzazione femminile. Da meno del 30% all’80%. Oggi, proprio le donne sono le protagoniste della “Controrivoluzione” iraniana, scrive il New Yorker.

Intanto la famiglia di Mahsa ha chiesto che ad esaminare le cause della morte della figlia non fossero i medici del regime. Richiesta negata. Due settimane fa, la Commissione delle Nazioni Unite sullo Status delle Donne annuncia un’indagine internazionale sulla morte di Mahsa. La rappresentanza diplomatica Usa chiede che l’Iran venga espulso dall’organo. Ad oggi non sembra che altri Paesi si siano uniti alla richiesta degli americani, che avrebbe un forte valore simbolico.