Non è facile fare il Papa

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Non è facile fare il Papa

Non è facile fare il Papa

Ci sono momenti nel trascorrere del tempo che rimangono lievemente a ricordarci cos’è la vita. I sentimenti qualcosa da ricordare, da tramandare e, perché no, da raccontare. Una semplice utilitaria avanza lentamente in una stradina di un paese tipico del Piemonte. A bordo sul sedile davanti accanto al guidatore c’è qualcuno che fa un gesto con la mano. Un semplice saluto in attesa di svelarsi. Ancora pochi istanti.

Una signora anziana con il volto di chi ha vissuto le tante stagioni della vita sta fuori alla porta della piccola villetta. Una delle tante di quel piccolo centro. E’ una mattina del mese di novembre. L’auto si ferma. Eccolo, il Papa di Roma si protende per scendere, salutare e incontrare una sua parente. Sua cugina. Ferma, in attesa. Papa Francesco pronuncia semplici parole sorridendo. “Non piangere, non devi piangere”.

I due non si vedono da tanti, tantissimi anni. Sono parenti stretti. Lei è sua cugina e ha compiuto da poco i 90 anni. Un bel regalo la visita del Santo Padre per il suo compleanno. Carla Rabezzana riserva per un giorno lo spazio agli affetti di famiglia. Rimane ancora ferma aspettando che il papa gli si avvicini. “No, non piango ripete”. Mentre le mani del Pontefice entrano in contatto con il suo viso. L’incontro è iniziato. Attorno a loro c’è buona parte del paese Portacomaro.

La terra, le radici della famiglia Bergoglio. Da lì sono partiti come emigranti i nonni e i genitori del Papa. Lì Francesco ha le sue radici. Per un giorno ha lasciato il mondo, lo ha come messo da parte, con tutti i suoi problemi, contraddizioni per lasciare spazio a questo semplice e essenziale incontro. Due anziani sono tornati ad incontrarsi, sorridersi, parlarsi.

Poco dopo il Papa incontrerà, dopo aver fatto tappa nella locale casa di riposo, un’altra sua cugina, Delia Gai che vive con altri parenti nella località di Tigliole. Delia racconta più che emozionata di aver ricevuto la telefonata del Papa alcuni mesi prima che gli annunciasse la sua visita. “All’inizio non ci credevo, pensavo fosse uno scherzo. Adesso conservo ancora la registrazione di quella telefonata”.

Poi, un po’ di commozione non guasta. Francesco si muove su di una carrozzina per le vie del paese. Lo si vede, lo si percepisce. E’ contento di essere a casa sua, nella sua terra. Sanno che lì custodiscono le sue radici. Per niente a disagio risponde ad una donna che lo invita a prendere un caffè nel bar vicino. “Non posso, volentieri, ma non posso”. La signora affabile e sorridente gli risponde: “Certo non deve essere facile fare il Papa”.

Francesco era arrivato poco prima in elicottero al campo sportivo di Portacomaro, in provincia di Asti e, dopo una breve sosta si era diretto dai suoi famigliari. L’attenzione di Bergoglio per gli anziani è sempre stata presente nei suoi scritti e testimonianze. Nella capitale argentina una volta doveva andare velocemente dall’altra parte della città. Era molto conosciuto dalla popolazione. Caso più unico che raro prese un taxi.

Il tassista gli chiese consiglio una volta riconosciuto: “Ho una figlia adolescente con cui non riusciamo ad avere un colloquio io e mia moglie. Non sappiamo come fare”. L’allora cardinale rispose semplicemente : “La ragazza, sua figlia, ha una nonna? Bene, la faccia parlare con sua nonna vedrà che andrà sicuramente meglio”. Il passato, le proprie radici familiari sono sempre state per Bergoglio un punto partenza e di arrivo nel suo pontificato.

Anche in questo senso si inserisce questa sua visita nella terra dei suoi avi. Bergoglio viene da una storia di immigrazione verso l’America proveniente da una terra povera. Alla ricerca del lavoro. Ha vissuto dei racconti dei suoi genitori e nonni. Sa che che cosa vuol dire emigrare, andare al di là di confini lontani. Ma c’è di più. Quel Papa che tocca oggi il viso di sua cugina 90enne esprime un gesto umano, di tenerezza lontano dalla violenza, di guerre, carestie, ingiustizie di cui sono ricchi i notiziari amplificati dai mass media.

“Se perdiamo la storia, gli insegnamenti degli anziani, come possono i giovani affrontare il futuro”. Su questo tipo di informazione tra passato, presente e futuro si gioca una partita sul tavolo della comunicazione. E’ come se il Papa volesse dire: torniamo alle nostre radici. Un grande giornalista, Tiziano Terzani, che è stato uno dei piu grandi inviati in zone difficili di guerra, raccontava che alla fine del proprio lungo pellegrinare per lavoro nel mondo era voluto tornare lì dove era nato, nella campagna toscan, di cui lui era figlio, figlio di poveri contadini.

Per Bergoglio c’ è la visita nella chiesetta del piccolo paese dove sono stati battezzati i suoi bisnonni. Nella chiesa di San Bartolomeo dove nel 1857 venne battezzato appunto il bisnonno del Papa che si chiamava Francesco. Un sorriso, quello del Papa, contagioso. E’ su una sedia a rotelle, molte volte. Sorride, ti guarda dal basso verso l’alto, non perde la propria ironia. In casa della cugina Carla si siede con gli altri a mangiare piatti tipici della tradizione piemontese.

Fa una certa straordinaria positiva impressione pensare, riflettere che soltanto alcuni giorni prima Papa Francesco era in visita ufficiale nel Bahrain. Porta ufficiale d’ingresso nel mondo arabo. Anche lì Bergoglio aveva trovato la sua forza nelle sue radici. Qualcuno una volta ha detto che se si dovesse fare un titolo giornalistico per il suo pontificato sarebbe quasi certamente: “La grandezza della semplicità”.