Opinioni, una sola Zes per tanti Sud?

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Opinioni, una sola Zes per tanti Sud?

Opinioni, una sola Zes per tanti Sud?

20 Luglio 2023

Una Zes (zona economica speciale) unica per tutto il Sud come baratto per il via libera all’autonomia differenziata: è l’interpretazione che circola in ambienti politici e culturali non omogenei (per usare un eufemismo) con il nuovo corso politico del Paese. Il teorema è semplice e semplicistico: la proposta Calderoli sull’Autonomia procede a rilento, tra stop and go, strappi reali o simulati, poiché anche nella maggioranza il tema suscita più preoccupazioni che entusiasmi.

La Lega spinge per il varo definitivo, con o senza definizione dei parametri dei livelli essenziali di prestazione, poter utilizzare il “sì” nella campagna elettorale per le Europee come uno scalpo da offrire al proprio elettorato del lombardo-veneto; FdI e Forza Italia, che hanno insediamenti socio-politici più meridionali, avvertono il rischio di essere costretti a difendere nel Mezzogiorno una riforma “spacca-Paese” su cui l’opposizione, come è emerso della recente manifestazione del Pd a Napoli, punta per costruire un fronte sociale e politico da contrapporre alla maggioranza di governo.

La proposta della Zes unica del Sud, sulla quale il ministro Fitto ha strappato il primo sì dell’Europa, può rappresentare la piattaforma politica per dare corpo all’impegno meridionalistico del governo. La proposta è stata accolta positivamente, con enfasi forse eccessiva, da un vasto schieramento politico-culturale. Come sempre, però, occorre sperare che non ci limiti ad una proposta-annuncio ma si metta le mani nel piatto. E, soprattutto, si valutino le condizioni oggettive affinché la realizzazione della Zes possa avere un reale impatto nelle condizioni esistenti.

Così come sarebbe opportuno analizzare lo stato dell’arte nelle 8 Zes individuate dal 2017 in poi: dall’impegno dei governi passati a riempire di contenuti la proposta, alla reazione degli enti locali, in cui non sono mancati i campanilismi geografici tra territori che si sono ritrovati esclusi. Ora l’istituzione di una Zes unica, teoricamente, dovrebbe aiutare a superare queste problematiche. Tutto così semplice? Oppure c’è il rischio di una fuga in avanti, individuando un unico Mezzogiorno?

Le realtà del Sud è molto più complessa: aree imprenditoriali campane e pugliesi competono senza difficoltà nei mercati globali. Altre realtà meridionali presentano problematiche più marcate. Non tra le ultime, anche l’impatto di una “economia cattiva” e criminogena. Le specificità della Zes (minori controlli burocratici, agevolazioni fiscali, crediti di imposta, decontribuzione) di per sé non sembrano sufficienti, automaticamente, a promuove lo sviluppo del territorio. Senza una adeguata rete dei trasporti, (ferrovie, strade, aeroporti), senza una rete di innovazioni tecnologiche e digitali e la transizione all’economia green, le agevolazioni fiscali e procedurali rischiano di avere un impatto “mordi e fuggi”.

Alla stregua di una consolidata tradizione di “capitani coraggiosi” che in passato si sono distinti con interventi produttivi finalizzati ad usufruire di aiuti, per poi fuggire alla prima avversità. Fitto propone di unire Zes, utilizzo del Pnrr (sono previsti 630 per le aree Zes) e fondi di coesione per una politica strutturale per il rilancio del Sud. L’ispirazione si situa in continuità con le politiche per il Mezzogiorno condotte negli ultimi decenni, con risultati, come emerge da numerosi lavori, alquanto problematici. È ancora quella la rotta giusta, o bisognerebbe cambiare ricetta?