Partiti, programmi e quella sfiducia nell’economia che aumenta

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Partiti, programmi e quella sfiducia nell’economia che aumenta

Partiti, programmi e quella sfiducia nell’economia che aumenta

31 Luglio 2022

Perché i programmi dei partiti in campagna elettorale sono così importanti? Perché la sfiducia degli italiani verso l’andamento dell’economia nei prossimi mesi sta aumentando. La fiducia è una sensazione che non casca giù dal cielo. Per farla sbocciare occorre consapevolezza, per costruirla serve tempo e basta poco per distruggerla.

L’8 luglio scorso più della metà degli italiani era convinta che il Governo Draghi sarebbe durato fino alla fine della legislatura (53% secondo Termometro Politico). Comunque la si possa pensare, avere un Governo in carica che decideva e mostrava autorevolezza anche a livello internazionale era un contrappeso agli elementi di sfiducia verso la situazione economica futura che si agitano nella società italiana.

La sfiducia degli italiani verso l’economia aumenta

Il caro vita, il caro bollette, il caro carburanti, l’inflazione che fa salire il costo della spesa quotidiana, l’incertezza della guerra lontana ma neanche troppo, il Covid che continua a serpeggiare tra noi. Quasi a distanza di un mese, la sfiducia degli italiani verso l’andamento della nostra economia continua a salire. 6 italiani su 10 vedono nero per il futuro prossimo, secondo un sondaggio Dire-Tecnè realizzato il 28 e 29 luglio.

Solo un italiano su 10 si dice ottimista e ritiene che la situazione economica migliorerà (per 3 su 10 resterà stabile). La data in cui è stato effettuato quest’ultimo sondaggio è importante. È evidente che insieme ai fattori di incertezza che abbiamo elencato si è aggiunto ‘l’effetto Draghi’. Cioè a dire il fatto che per un numero non secondario di elettori continua ad essere incomprensibile la ragione per la quale si è deciso di mettere fine al governo in carica per gli affari correnti.

Programmi dei partiti credibili per la coesione sociale

Un governo che stava ottenendo comunque dei risultati nella politica economica, come ci dicono i dati sul Pil del secondo trimestre e le prospettive sull’anno. Questa sfiducia che aumenta, dunque, dovrebbe mettere in guardia i partiti entrati formalmente in campagna elettorale. Al lavoro sui loro programmi di governo. Gli italiani si aspettano risposte credibili sulla economia, in particolare i ceti produttivi, chi investe, chi tira l’export e la produzione interna.

Una campagna elettorale breve ma rissosa finirebbe solo per allontanare ancora di più di quanto già non sia avvenuto negli ultimi anni i cittadini dal Palazzo. Se dopo il voto dovesse replicarsi una situazione di stallo politico come nel 2018, poi, sarebbe un altro duro colpo a quel patto di fiducia tra politica, istituzioni, imprese e lavoro che può far girare l’economia. Un patto che può rinsaldarsi solo se partiti e programmi avranno coperture concrete rispetto al debito mostruoso che abbiamo.

La fiducia del resto non può essere figlia di slogan demagogici. Abbiamo davanti mesi complicati. Per ripartire con energia dopo le meritate vacanze estive, per quei 22 milioni di italiani che possono permettersele, bisogna indicare una strada ed essere capaci di seguirla senza prendersi in giro.