Quel patto della birra che rischia di diventare indigesto
19 Settembre 2024
Se a destra non mancano le fibrillazioni, più o meno estive, tra i partiti della coalizioni che, comunque, poi ritrovano le ragioni per stare insieme, a sinistra il campo largo presenta più di una crepa. Che non appaiono contingenti, ma strutturali.
La Schlein aveva promesso un’estate di fuoco: si è vista poco. Certo, sembra avere messo un po’ più a fuoco lessico e priorità politiche (salario minimo, la battaglia contro l’autonomia differenziata) ma non riesce, almeno finora, a compiere quel salto per assumere l’abito dell’anti-Meloni. Il Pd è il partito più forte della sinistra, ma appare ancora imbalsamato tra un radicalismo di facciata e l’incapacità di costruire una reale alternativa al governo della destra. E lo stesso Prodi, il padre nobile del centrosinistra, ha dichiarato che non ci possono essere spazi per radicalismi e ali estreme.
L’ideologia non basta, ed essere solo “anti” non appare sufficiente a porre le basi per costruire una plausibile piattaforma programmatica. Restano inevase le risposte alle questioni di fondo: come fronteggiare l’immigrazione clandestina? Come ridare dignità alle nostre città e garantire la sicurezza, che non è né di destra né di sinistra? Come promuovere lo sviluppo alleggerendo il peso di un Stato iper-burocratico e sopravvivere alla “spada di Damocle” di una rivoluzione verde a tappe forzate?
Non se la passa meglio il M5S, imbrigliato dalla contesa per la divisione delle spoglie (tutt’altro che irrilevante) tra Conte e Grillo. I due non si amano, anzi. Grillo, l’Elevato, continua a ritenersi il depositario delle “sacre scritture” e non si accorge che il Movimento non è più suo da tempo e che ha cambiato natura. Conte, l’ex “avvocato del popolo”, intende mettere in discussione alcuni principi del primo Movimento (stop al doppio mandato), ha ancorato il Movimento nel fronte progressista ma cerca di trovare (soprattutto in politica estera) “sentieri” autonomi rispetto al Pd. Non sarà facile.
Il terzo polo non esiste più. Azione di Calenda perde pezzi, lo stesso sta avvenendo in Italia Viva, con Renzi che spera di essere riaccettato come il “figliol prodigo” nel centrosinistra. Il tentativo di “rubare” al Centro lo spazio di Forza Italia è fallito e, anzi, sta avvenendo il fenomeno opposto. Poi c’è l’ala sinistra di Fratoianni e Bonelli, beneficiata da un inaspettato risultato elettorale, che va per la sua strada. Un campo largo, quindi, che mostra non poche voragini. Ed è improbabile che un’alleanza granitica possa scaturire dal “patto della birra” tra Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli e Magi. Una bevuta che rischia di divenire indigesta.