Riparte da casa Letta il dialogo tra Berlusconi e Fini
21 Settembre 2009
di redazione
Prima l’uno accanto all’altro ai funerali di Stato per i sei parà uccisi a Kabul, poi a pranzo a casa di Gianni Letta. Dopo le tensioni dei giorni scorsi, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini provano a riannodare i fili di un dialogo interrotto repentinamente, cui sono seguiti solo gelidi botta e risposta.
Tre ore di faccia a faccia. “In campo neutro”, come fanno notare alcuni pidiellini buttando lì una metafora calcistica quasi a stemperare il clima attorno ad un evento auspicato e attesissimo. E c’è perfino chi attribuisce significato alle immagini che accompagnano la cronaca della giornata, dall’istantanea del premier e del presidente della Camera fianco a fianco nella basilica di San Paolo davanti alle sei bare avvolte nel Tricolore, al gesto di Berlusconi all’uscita dall’abitazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio: quel pollice all’insù come si fa in segno di vittoria, mostrato ai cronisti quasi a sintetizzarne l’esito.
Metafore e immagini a parte, dopo mesi nei quali dalle rispettive agende di lavoro erano stati depennati gli incontri (ogni martedì) a Montecitorio, l’aspetto che il primo faccia a faccia consegna alle analisi di politici ed osservatori è la volontà di superare le incomprensioni, chiudere le polemiche e riprendere il cammino comune. Certo non sottovalutando quanto accaduto, ma con una rinnovata e reciproca consapevolezza che il confronto e la condivisione delle strategie sia la strada migliore per costruire fondamenta solide al partito appena nato e per rendere più efficace l’impronta riformatrice di una maggioranza che un anno e mezzo fa ha vinto le elezioni perché ha proposto di modernizzazione del Paese e ancora oggi registra un tasso di consenso molto alto. Berlusconi ne Fini ne avrebbero discusso in un clima “sereno e cordiale” descrivono dai rispettivi entourages, anche se tra i due restano visioni differenti. Il premier avrebbe preso atto delle richieste del numero uno di Montecitorio e quest’ultimo avrebbe accolto con soddisfazione le rassicurazioni arrivate in questo senso. Tuttavia si procede con cautela anche perché, si commenta dalle file aennine, non basta un incontro per dissipare totalmente le nubi e “ora alle parole devono seguire i fatti”.
Di incontri tra i co-fondatori del Pdl ce ne saranno altri – sarebbe emerso dal vertice – secondo una tabella di marcia non rigida ma costante e periodica (specie in vista delle regionali). Alla base delle distanze che finora hanno rallentato i rapporti tra Berlusconi e Fini, ci sono due visioni diverse di partito. Fini ha rivendicato più radicamento nel territorio, maggior rispetto dei ruoli nelle scelte strategiche, dialogo e democrazia interna secondo i canoni più classici e consolidati della forma-partito. Elementi ai quali ha aggiunto l’esigenza di una più decisa autonomia del Pdl dalla linea del Carroccio.
Berlusconi, invece, predilige lo schema di un grande movimento popolare dove struttura e radicamento contano eccome, ma altrettanto importanti sono la forza della proposta pur nel rispetto di tutte le posizioni, e il carisma del leader perché è attorno a questi elementi che si crea il consenso, in un’ottica fortemente inclusiva. Quanto alla Lega, il Cav. ha sempre affermato che si tratta di un’alleanza strategica respingendo le critiche su un rapporto politico troppo esclusivo tra lui e il Senatur.
Sintesi possibile? I finiani sono ottimisti. Lo evidenzia Italo Bocchino autore della lettera al premier firmata dagli ex di An, quando dice che sì dal faccia a faccia Berlusconi-Fini “sono emerse le condizioni per avviare quel percorso che avevamo auspicato” pur confermando che esistono due visioni diverse. Lo ribadisce un altro finiano doc Adolfo Urso per il quale “ si sono poste le premesse per ripartire insieme e bene” ed è questa la via giusta “ per rafforzare il Pdl nella chiarezza e nel rispetto dei ruoli”. Su questo percorso anche il fatto che il coordinamento nazionale abbia fissato per il 7 ottobre l’Ufficio di presidenza, tra gli addetti ai lavori viene letto come un’apertura di Berlusconi a Fini. E proprio in quella riunione si parlerà compiutamente del capitolo regionali.
Pure dai ranghi del Pdl si levano commenti all’insegna dell’ottimismo. In molti ricordano che premier e presidente della Camera lavorano insieme da quindici anni, un sodalizio politico forte che va oltre la diversità di vedute su alcuni temi registrate negli ultimi mesi (peraltro legittima, tanto più in un partito del 35-40 per cento). Questioni che il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto argomenta e rilancia commentando l’esito dell’incontro. “E’ andato bene”, scandisce, adesso occorre “combinare insieme una concezione leaderistica del partito-movimento con quella che richiede sedi permanenti di dibattito e un serio lavoro sul territorio”. La considera una “conciliazione possibile” e individua alcuni punti fermi per procedere dritti all’obiettivo: serve uno “sforzo serio da ogni parte” e si devono portare avanti “contenuti coerenti con il programma elettorale e di governo”.
Non solo: Cicchitto si sofferma anche sulla partita per le regionali, uno dei temi affrontati seppure in termini generali nel faccia a faccia Berlusconi-Fini. Il lavoro da fare è su due fronti: da un lato consolidare l’alleanza con la Lega; dall’altro aprire a intese su scala locale con l’Udc laddove ci siano condizioni concrete, indica Cicchitto. Se il clima è tornato sereno, ora dalle parole bisogna passare ai fatti e “avviare senza ritardi quell’azione di costruzione e funzionamento degli organi di partito che sia Berlusconi che Fini si sono trovati d’accordo nel ritenere indispensabile”.
Nessun commento, invece dai diretti interessati ma chi li ha visti li descrive entrambi soddisfatti. Nei prossimi giorni si potrà capire meglio l’effetto della riunione a casa Letta, luogo privilegiato per le mediazioni e gli incontri delicati. Come nel giugno 1997 quando proprio nell’abitazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio fu siglato il famoso “patto della crostata” tra D’Alema, Marini, Berlusconi e Fini sulla commissione bicamerale per le riforme istituzionali. Come nel maggio 2001, all’indomani della vittoria del centrodestra, per il passaggio di consegne sul G8 a Genova tra il Cav e il premier uscente Amato. O più di recente, nell’aprile di un anno fa, quando in via della Camilluccia si dettero appuntamento Berlusconi e Veltroni per parlare non solo di legge elettorale ma anche delle priorità del momento, in primis la vicenda Alitalia.
L’ultima istantanea della giornata sta nelle parole di Bossi. Si dice convinto che Berlusconi e Fini "faranno la pace… c’è sempre stata” e chiude il triangolo dell’alleanza archiviando le recenti frizioni col presidente della Camera (superate anche grazie all’opera di mediazione del presidente dei deputati leghisti, Cota): “E’ un rapporto buono anche perché Fini di positivo ha il fatto che mantiene la parola".