Sergio Mattarella e il nuovo volto della comunicazione politica
31 Gennaio 2015
di redazione
E’ così come lo si vede. Sergio Mattarella vive la propria identità naturale anche nella vita pubblica. Non indossa protesi né maschere e, negli equilibri fra gli uomini tra vero, finto e falso, egli testimonia il vero. Certo, può non piacere, può deludere i tanti che, ormai su scala mondiale, sono addestrati a giudicare in virtù delle emozioni ricevute e che, ad esempio, ammirano Obama anche quando finge di parlare a braccio e invece legge su un vetro trasparente detto telepromter.
Oppure no. Il nuovo Capo dello Stato, accanto alla disomogeneità dei suoi comportamenti rispetto alle abitudini della politica, potrà essere l’antibiotico che aiuterà ad uscire dall’equivoco del venditorismo. Questa "parolaccia" indica i modi di chi – in molti negli ultimi anni – hanno subito la scuola di colui che – Berlusconi – aveva ed ha nel proprio DNA le caratteristiche del venditore anche in politica. Ma un conto è essere Berlusconi, Berlusconi per nascita, e un altro conto è emularne le caratteristiche: l’originale è vero pur se con oneste finzioni; gli emuli sono soltanto tentativi più o meno accettabili, ma certamente non del tutto convincenti e, a volte, a rischio d’apparire falsi.
Ora, da Mattarella in poi, s’aprirà un tempo nuovo, quello in cui ciascun politico dovrà fare i conti con un diverso sistema di valori di comunicazione e più il nuovo Presidente sarà stimato e considerato come volto dell’Italia e più sarà vincente il nuovo stile di verità. Ovviamente ci sarà chi non avrà carte sostanziali da giocare, ma ciò non potrà che far bene alla politica e all’Italia.