Via i russi dall’Ucraina, Liberazione e Ricostruzione
11 Settembre 2022
Negli ultimi mesi la guerra è andata in secondo piano sui mezzi di informazione nazionali, la crisi energetica e il caro bollette si sono prese la scena. Eppure, gli ucraini erano sempre lì, asserragliati al confine delle terre invase a chiedere armamenti. In Italia il dibattito pubblico si è polarizzato: meglio usare la diplomazia o le armi? Ebbene, queste ore consegnano alla storia l’ennesima dimostrazione che solo le armi possono essere utili per respingere un’invasione.
La controffensiva ucraina delle ultime ore
Le forze armate ucraine hanno ripreso il controllo di Kupiansk, Balakilya, Kharkiv e Izyum. I russi hanno annunciato il ritiro da tutto l’oblast di Kharkiv, senza addurre motivazioni ufficiali convincenti. A meno che qualcuno ritenga ancora la liberazione del Donbass una scusa credibile. Una nota particolare va riservata a Izyum, nodo fondamentale per complicare ulteriormente le già grandi difficoltà logistiche della Russia.
Grazie alle proprie fonti delle forze speciali Ucraine, The Guardian ha rivelato in esclusiva una delle motivazioni per cui la Russia è stata presa alla sprovvista. L’offensiva meridionale annunciata quasi due settimane fa dall’Ucraina era una campagna di disinformazione per ingannare i russi e distrarli dalla vera preparazione offensiva a Kharkiv.
NEW: #Ukrainian forces have captured an estimated 2,500 square kilometers in #Kharkiv Oblast in the Kharkiv area counteroffensive as of September 9. /1
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— Institute for the Study of War (@TheStudyofWar) September 10, 2022
Il prossimo obiettivo degli Ucraini è la riconquista di Kherson, città diventata nota al mondo per le immagini di devastazione circolate dopo nelle prime settimane dell’invasione. L’altro obiettivo del prossimo futuro è Lysychansk nel Luhansk. Ci sono inoltre delle indiscrezioni non confermate sulla presa dell’aeroporto internazionale di Donetsk e su una battaglia a Severodonetsk.
Va rammentato, infatti, che ricevere informazioni puntuali e dettagliate dal fronte non è facile. Ad avere tutte le informazioni sul tavolo sono solo Zelensky, Biden e in parte Putin. Per motivi strategici è chiaro che gli ucraini non hanno interesse a divulgare i particolari della controffensiva.
Le reazioni: Zelensky, Kuleba Kadyrov e Pushilin
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ieri ha accolto con entusiasmo la riconquista di circa duemila chilometri quadrati di superficie nazionale. Tuttavia, durante il forum internazionale annuale di Yalta European Strategy tenuto a Kiev ha anche ribadito che “non è questo il momento per intavolare un negoziato”. “La Russia – ha aggiunto- sta facendo di tutto per spezzare la resistenza dell’Ucraina, dell’Europa e del mondo durante i 90 giorni di questo inverno. È il suo ultimo argomento: pensano che la brutalità dell’inverno li aiuti quando la brutalità dell’uomo non è più sufficiente”. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, inoltre ha dichiarato che “la controffensiva di Kharkiv mostra che l’Ucraina può sconfiggere la Russia, ma servono più armi”.
L’agenzia di stampa russa Rya Novosti ha riportato in queste ore le parole di Ramzan Kadyrov, leader ceceno filorusso. L’intenzione è chiara: le città perse dalla Russia nella zona di Kharkiv “saranno restituite”. Le modalità lo sono meno, visto che i russi stanno lasciando indietro addirittura gli armamenti. Intanto, Denis Pushilin, il leader filorusso dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, ha definito “difficile” la situazione al fronte. Smentite le sue dimissioni (il documento che stava girando era un fake), fonti di intelligence ucraine hanno suggerito che Pushilin abbia comunque lasciato la città.
L’importanza di armare gli ucraini fino ai denti
Il successo delle ultime controffensive dipende anche dalle nuove armi fornite dai paesi occidentali. L’Ucraina in questo senso deve ringraziare i paesi dell’est Europa, che hanno contribuito in modo sostanzioso rispetto al Pil, e gli Stati Uniti. Rispetto all’inizio del conflitto, le armi a disposizione sono più tecnologicamente avanzate. Parliamo in particolare dei sistemi di lancio di missili HIMARS statunitensi. Gli ucraini così sono stati in grado di sferrare attacchi mirati con intensità crescente.
Il pacifismo che aiuta solo Putin
È inutile sottolineare che la linea dei pacifisti è completamente sconfessata dai fatti. La diplomazia, strumento completamente rigettato da Putin, non poteva essere la soluzione e potrà esserlo solo quando Putin sarà messo all’angolo, obbligato ad arrendersi. La diplomazia è incompatibile con il desiderio di disintegrare l’Ucraina che, secondo l’ideologia del governo russo, non ha diritto di esistere.
Speriamo che ora siano chiare a tutti le intenzioni dell’Ucraina. Speriamo che lo sia anche per certi intellettuali italiani, tenuti in palmo di mano dalla stampa italiana. Non solo quelli ridicoli come Orsini, anche quelli tenuti in palmo di mano dalla stampa più istituzionale e progressista. Il riferimento è Lucio Caracciolo, direttore di Limes. Ad aprile si chiedeva pensoso a Otto e mezzo: “Sarebbe ora di parlare di più di negoziato: sappiamo cosa vogliono i russi, ma cosa vuole l’Ucraina? Io ancora non l’ho capito”. Speriamo che ora sia stato illuminato sulla via di Kiev.
Sarà curioso scoprire se almeno di fronte a questa evidenza incontestabile lo strano gruppo no-armi italiano, che unisce De Magistris, Salvini, Conte, Fratoianni, Paragone, Rizzo, Berlusconi e Di Battista, muterà le proprie posizioni. Anche perché prima potevano passare per idealisti, ora non ci sono più scuse: chi non vuole armare l’Ucraina, quindi garantire l’autodeterminazione a un popolo che combatte per la libertà, è dalla parte della dittatura russa.
Ricostruire l’Ucraina, il momento si avvicina
I recenti sviluppi bellici, pur senza lasciarsi andare a ottimismi incauti, stanno iniziando a riaccendere il dibattito pubblico e politico occidentale sul destino dell’Ucraina dopo la guerra. Alla Conferenza di Lugano tenutasi a luglio, era stato annunciato un ingente piano di ricostruzione dai paesi occidentali. All’Italia, ad esempio, avrà il compito di finanziare della riqualifica dell’area di Donetsk insieme alla Polonia. Complessivamente, la Banca mondiale ha calcolato ieri che serviranno ben 349 miliardi di dollari per ricostruire l’Ucraina.
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Ricostruire un Paese così grande sarà costoso e sarebbe immorale per il resto dell’Occidente stare a guardare, senza dare una mano significativa all’Ucraina. È vero che Denys Malyuska, ministro della Giustizia ucraino, secondo quanto riporta Deutsche Welle, ha dichiarato al gruppo mediatico Funke che la cifra richiesta alla Russia per le riparazioni sarà di 300 miliardi di dollari. Ma non sappiamo ancora se e quanto la Russia sarà in grado di pagare per il tentativo di cancellare l’Ucraina e il suo popolo dalla cartina geografica. Per questo l’Occidente ora deve restare compatto e armare ancora di più gli ucraini. È l’unico modo per permettere loro di ribaltare l’esito di una guerra il cui esito sembrava inizialmente scontato.