Novant’anni di menzogne e mistificazione della storia
Ricorre oggi, 7 novembre, il novantesimo
anniversario dell’inizio di un regime «sconosciuto all’umanità», perché prima di
esso, come scrive François Furet, «nessuno Stato al mondo s’è mai dato
l’obiettivo di uccidere i propri cittadini o di asservirli», come invece ha
fatto per settant’anni l’URSS. Nessuno Stato al mondo
prima aveva recintato il proprio territorio ed i propri domini non per impedire
invasioni, ma per impedire evasioni, così costituendosi come «prigione dei
popoli»
Mai prima «una società […] aveva ucciso
i propri componenti con tanta disinvoltura e per ragioni così diverse». Altro che «generosa
utopia»: l’utopia, proprio in quanto tale, è perversa e nemica dell’uomo, come
la storia del comunismo ha dimostrato e dimostra, se è vero, come è vero, che mentre
l’URSS è finita, ancora in Cina, in Corea del Nord, a Cuba, in Vietnam, in
Birmania, in Bielorussia, in Venezuela con il «socialismo del XXI secolo, il
comunismo terrorizza, affama, imprigiona, uccide». Ed in Italia concorre al
disastro del governo di Prodi.