Il Monte Obama ha eruttato una timida strategia di contrasto al terrorismo che potete leggere qui in tutta la sua ingloriosa interezza. Come la gran parte delle dichiarazioni di questa gente, sembra più una tesina universitaria, piena di inutili “definizioni” che non definiscono e di generalizzazioni che danno per scontate le vere questioni. È un approccio molto indolente a un argomento molto serio. (Faster, Please!)
Il governo afghano, di fronte alla prospettiva di ritiro occidentale, comincia a guardarsi intorno. Abbandonato dagli “amici” Karzai si sta rivolgendo altrove per cercare sostegno, ed in particolare sta rivolgendo uno sguardo al vicino Iran. La foto di Karzai, Zardari e Ahmadinejad riuniti a Teheran per un summit sul terrorismo dovrebbe essere il maggiore segnale di allarme per l’Occidente, perché abbandonare Kabul all’influenza di Teheran equivale a lasciare l’agnello in balia del lupo.
Aveva un intuito sorprendente nel capire quel che rende unica l’America e, a differenza della maggior parte degli intellettuali europei, vi si trovava molto bene. L’attacco dell’11 settembre alla città di New York – la sua New York – la fece infuriare e forse la spaventò. Scrisse La rabbia e l’orgoglio, il celebre articolo sul «Corriere», e poi il libro, in uno stato di profonda emozione. Capiva bene noi americani e sapeva che la maggior parte dei suoi lettori non ci capiva. (Corriere della Sera)
Il procuratore Armando Spataro si è fatto le ossa dando la caccia ai terroristi delle Brigate Rosse in Italia. Ma mercoledì a Milano ha condannato i 23 americani accusati di aver rapito Osama Mustafa Hassan Nasr nel 2003, facendolo sparire dal paese. La loro condanna e la relativa sentenza rappresentano una nuova discutibile pietra miliare nella guerra giudiziaria contro la guerra al terrorismo. (The Wall Street Journal)