Sono un quasi coetaneo, non
protagonista anzi renitente, dei giovani del Sessantotto. Risulterà chiaro e consolante per molti che, da
questa posizione, del ’68 “non ho capito niente” né potevo. Oggi retrospettivamente tutto è più chiaro. E rileggo quel decennio, lungo un altro decennio, nella sua
genesi come nelle sue repliche e filiazioni come una metamorfosi di fronti della cultura comunista e
socialista, delle culture laico-progressiste, della cultura
intellettuale delle chiese cristiane, in intelligencija irresponsabile.