Cosa dobbiamo pensare di chi commette suicidio in nome della libertà? In questa categoria, ovviamente, non includo gli attentatori suicidi perché il loro proposito è di uccidere altre persone con un metodo di omicidio che richiede la loro stessa morte. Penso piuttosto a chi si toglie la vita come atto politico come Siamak Pourzand, un nome ben noto a chi segue la lotta per i diritti umani in Iran che il 29 aprile ha deciso di suicidarsi gettandosi dal balcone del suo appartamento a Teheran. (Huffington Post)
Si va in guerra con il presidente che c’è. Questo non è quello che noi conservatori preferiremmo. Abbiamo buone possibilità di mandarlo via nel 2012, e su questo punto dovremo continuare a lavorare. Ma prima, mandiamo via Gheddafi e aiutiamo l’Egitto, la Tunisia, il Bahrein, lo Yemen e chissà chi altri, anche a dispetto del nostro riluttante presidente. Facciamo pressioni sulla Casa Bianca, perché si schieri dalla parte di chi, in Siria e in Iran, si oppone al regime. (The Weekly Standard)
Sarebbe una conclusione sbagliata che l’unica forma di appoggio che l’America possa dare alle rivoluzioni buone sia quella militare. Dopotutto, non fu una no-fly zone ad aiutare i rivoluzionari dell’Europa centrale e dell’est nel 1989 a rovesciare i loro tiranni. L’appoggio che fornimmo loro non fu militare. Fu morale. (Newsweek)
Con l’orribile massacro in Libia, il fuoco della rivoluzione nello Yemen e in Bahrain e le proteste per il cambiamento politico in Giordania e in Marocco, c’è il pericolo che gli Stati Uniti e l’Europa possano perdere di vista ciò che ancora deve essere la nostra massima priorità nella regione: aiutare il popolo d’Egitto a completare la transizione verso la democrazia e ad avere una nuova occasione di benessere. (The Washington Post)
I recenti eventi del Cairo mi hanno richiamato alla mente una mia personale esperienza di qualche tempo fa, quando i bravacci del governo mi hanno picchiato e arrestato per aver partecipato a una manifestazione. Ci arrestarono a migliaia, poi, nei posti di polizia, cominciarono con le torture. Qualcuno, più tardi, morì per le percosse; altri andarono a cercare asilo politico in Europa. Non è accaduto in Egitto, Bahrein, Yemen o Libia. E’ accaduto in Azerbaijan. (News & Observer)