Mussi terzo atto: dopo il
reclutamento attraverso maxi-concorso e una pseudo-riforma degli ordinamenti
didattici, giunge il patto con gli atenei. Lo propone di comune accordo con il
Ministero del Tesoro, perché il patto concerne innanzitutto il finanziamento
delle strutture accademiche. L’analisi nelle sue premesse è, anche questa
volta, impietosa: il disastro, evidentemente, si palesa anche agli occhi di chi
vorrebbe ignorarlo. Ma se si leggono le proposte del documento si scopre subito che lasceranno tutto come sta o peggio: nessuna liberalizzazione, più vincoli, più controlli, e soprattutto pianificazione.