Otto e mezzo, l’ora della siesta
Fino al prossimo autunno non vedremo più, su
La7, Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni condurre 8 e 1/2 e, a
dir la verità, non ci mettiamo a lutto. I due, infatti, negli ultimi tempi,
hanno commesso il più grande peccato che sia concepibile contro lo spirito
dello spettacolo: la noia. Ci siamo chiesti: ma perché le rubriche televisive
dei Floris e dei Santoro, che danno prova, spesso e volentieri, di una
insopportabile faziosità ideologica, lasciano il segno e, semmai, attivano
rabbia e proteste ma non sbadigli? Una possibile spiegazione potrebbe trovarsi
nel modo di intendere e di praticare la regola delle due campane tanto cara
alla strana coppia. Non vorremmo essere fraintesi. In una società pluralista e
conflittuale come la nostra, dove su ogni problema grande e piccolo della vita
nazionale, si è portati a chiedersi quid est veritas? non si può far nulla
di meglio che porre gli spettatori dinanzi alle due versioni e alle due
interpretazioni diverse, di destra e di sinistra, dello stesso fatto. Informare
significa illustrare i diversi pareri e poi lasciare alla gente comune – che
non dimentichiamolo, in una democrazia, è la titolare ufficiale della sovranità
– di trarne le conseguenze.