Benedetto XVI, la Turchia e la diplomazia
di Vera Capperucci e Daniele Federici
È un programma denso quello pensato per il recente viaggio di
Benedetto XVI in Turchia. I dubbi della vigilia, sulla scia delle
tensioni innescate dal discorso di Ratisbona di settembre, sembravano
aver già definito il clima in cui la visita si sarebbe svolta. Eppure,
nonostante le difficoltà, a distanza di 27 anni dalla visita apostolica
di Giovanni Paolo II, e di 39 da quella di Paolo VI, l’annunciata
ostilità che sembrava dover accogliere l’arrivo del pontefice,
accompagnata dalle proteste dei fondamentalisti, ha lasciato spazio ad
un incontro dai toni ecumenici e pastorali in cui la contestazione si è
rivelata un fenomeno decisamente marginale. Così, nella terra
dell’apostolo Paolo, dove fiorirono i testi dei padri della Chiesa e
dove Giovanni XXIII fu per 10 anni Delegato Apostolico, il papa è
tornato non soltanto per continuare il dialogo con il popolo turco, ma
soprattutto per incontrare quella che lui stesso ha definito la
«piccola Comunità cattolica, che mi è sempre presente nel cuore».
Questa finalità spiega, almeno in parte, la successione delle visite e
degli appuntamenti.