Siamo sicuri che il Sessantotto italiano sia stato davvero un grande movimento di massa, che prendeva le mosse dell’ondata rivoluzionaria del resto del mondo? Nicola Matteucci, uno di maggiori pensatori liberali dei nostri tempi, era convinto piuttosto di altro. Il ’68 fu il coagulo di mitologie e idealizzazioni che avrebbero
continuato per anni a gravare pesantemente sulla nostra cultura politica, incrinando
fortemente le posizioni riformiste e condannandola al provincialismo e all’arretratezza.
Sono un quasi coetaneo, non
protagonista anzi renitente, dei giovani del Sessantotto. Risulterà chiaro e consolante per molti che, da
questa posizione, del ’68 “non ho capito niente” né potevo. Oggi retrospettivamente tutto è più chiaro. E rileggo quel decennio, lungo un altro decennio, nella sua
genesi come nelle sue repliche e filiazioni come una metamorfosi di fronti della cultura comunista e
socialista, delle culture laico-progressiste, della cultura
intellettuale delle chiese cristiane, in intelligencija irresponsabile.